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Oscar, dal sogno olimpico all'accusa di omicidio

La notizia dell'arresto di Oscar Pistorius è stato un fulmine a ciel sereno. Accusato dell'omicidio della fidanzata, venerdì l'udienza
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La scorsa estate, a Londra, la sua storia sembrava la classica favola a lieto fine. Di chi, nonostante una grave menomazione, era riuscito a vincere la sua battaglia. Sei mesi dopo, invece, quella favola si trasforma nel peggiore degli incubi.

Quel cappuccio che ne copre il volto mentre esce in manette dalla stazione di polizia riporta alla mente altri casi di sportivi passati dalla stelle alla polvere, su tutti OJ Simpson, che non si è mai liberato dei sospetti sull'omicidio dell'ex moglie Nicole. Oscar Pistorius, il "Blade Runner" dell'atletica, rischia ora di fare la stessa fine.

La notizia del suo arresto a Pretoria giovedì mattina è un fulmine a ciel sereno. Le prime indiscrezioni sono frammentarie, le circostanze non chiare, si sa soltanto che ha assassinato la fidanzata, la 30enne ex modella Reeva Steenkamp, che dallo scorso novembre frequentava l'atleta sudafricano.

Originaria di Port Elizabeth, laureata in legge, appena domenica scorsa aveva rilasciato un'intervista in cui descriveva il fidanzato come "un uomo impeccabile che ha sempre a cuore i miei interessi" e mercoledì, sul suo account Twitter, scriveva: "Che asso avete nella manica per sorprendere il vostro amore domani a San Valentino?".

Già, il giorno di San Valentino. Dietro la sua morte una sorpresa finita male, almeno questo quello che avrebbe raccontato Pistorius agli inquirenti. Mentre Oscar dormiva nella sua casa di Pretoria, Reeva sarebbe entrata di soppiatto e il 26enne atleta paralimpico, pensando si trattasse di un ladro, avrebbe afferrato la sua pistola, una calibro 9, sparando. Quattro colpi hanno raggiunto la ragazza, alla testa, al petto e al braccio. I paramedici vengono chiamati tra le 4 e le 5 del mattino, poco dopo l'arrivo della polizia. Le prime ricostruzioni, lo scambio di persona, tutti a immaginare un Pistorius quasi vittima di se stesso.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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