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Orrico: «Italia ai play off? La pochezza del nostro calcio»

L'ex tecnico del Brescia parla della situazione degli azzurri, di Balotelli e di Tonali.
Corrado Orrico alla presentazione del libro scritto da Silvio Basso sull'avventura del tecnico toscano in baincazzurro - Foto Giornale di Brescia © www.giornaledibrescia.it
Corrado Orrico alla presentazione del libro scritto da Silvio Basso sull'avventura del tecnico toscano in baincazzurro - Foto Giornale di Brescia © www.giornaledibrescia.it
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La presentazione del libro di Silvio Basso “C’era un ragazzo che come me amava Orrico e i Rolling Stones” è stata anche l’occasione per parlare con l’ex tecnico delle rondinelle (stagione ’83-’84) della Nazionale, che ha fallito la qualificazione diretta ai Mondiali in Qatar e ora dovrà guadagnarsela a marzo prossimo ai play off.

«La Nazionale non mi è piaciuta contro l’Irlanda del Nord - dice Orrico- e ha mostrato tutta la pochezza del nostro calcio. Il gruppo che ha vinto l’Europeo aveva vivacità, dinamismo, oltre ad aver approfittato di coincidenze fortunate. Le qualità che ho elencato ora invece non le vedo più. E non tiriamo in ballo le difficoltà legate al mese di novembre, perché quando allenavo io si cercava proprio di concentrare in questo periodo le partite della nazionale. C’era qualcosa di magico che abbiamo perso. Mancini ha lavorato bene, ma adesso mancano qualità e un centravanti che vanno ritrovati per i play off di marzo».

La parola centravanti che fa scattare tre nomi: Immobile, Belotti e Balotelli. «I primi sono due generosi, possono far bene e segnare in Italia, ma non basta in una dimensione internazionale. Balotelli? Mourinho disse che ha un problema di neuroni, io dico solo che con l’umiltà degli altri due che non hanno le qualità di Mario, lui sarebbe stato l’attaccante principe dell’Italia».

Dall’attacco al centrocampo, da Balotelli a Tonali. «Un buon giocatore, ma deve acquisire più rapidità nel pensare e nel giocare, perché i suoi ritmi non solo quelli del calcio moderno. Resta un giocatore con qualità, ma a cui do un 7 non un 9».

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