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Orrico: gli 80 anni dell'uomo della gabbia, vista anche a Brescia

Giovedì spegne 80 anni l'allenatore rivoluzionario e filosofo, che provò a portare la propria idea di calcio anche alla Leonessa
Franco Baribbi con Corrado Orrico
Franco Baribbi con Corrado Orrico
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Stagione 1983-1984, il  Brescia è nel girone A di serie C1. Corrado Orrico è l’allenatore, che viene poi sollevato dall’incarico, sostituito dal presidente Franco Baribbi con Guido Settembrino. Anche all’ombra del Cidneo, aveva sperimentato la sua «gabbia».

Un po’ rivoluzionario, un po’ filosofo, col rimpianto di quella grande chance che avrebbe potuto dare una svolta alla sua carriera. Orrico si appresta a spegnere 80 candeline (giovedì) e anche se il suo palmares è piuttosto scarno, sarebbe ingeneroso non sottolineare come nel suo piccolo abbia lasciato il segno nella storia del calcio italiano.

Toscano di Massa, comincia a far parlare di sé giovanissimo, allenatore-giocatore della Sarzanese che sfiora la promozione in serie C. Ma è alla Carrarese, dove arriva alla fine degli Anni Sessanta, che Orrico si mette in mostra per i suoi metodi d’avanguardia, a partire dalla «gabbia»: si tratta di un campo d’allenamento delineato da 4 muri che impediscono alla palla di uscire, abituando così i giocatori a un calcio intenso e veloce. Idee nuove, che in serie C hanno successo fino a spalancargli le porte del massimo campionato: scommette su di lui l’Udinese, nella stagione 1979-80, ma dopo 22 partite (appena due vittorie) ecco l’esonero.

Orrico va avanti per la sua strada e alla Lucchese trova una nuova Eldorado: porta i rossoneri in B, sfiora la promozione, ma soprattutto mette in pratica un calcio frizzante, bello da vedere, organizzato, basato su una squadra corta e un pressing asfissiante. Siamo in piena epoca «sacchiana» e così Ernesto Pellegrini, allora presidente dell’Inter, per il dopo-Trapattoni sceglie lui per il campionato 1991-92, malgrado un esperimento simile (Maifredi alla Juve) fosse naufragato malamente. Ci sono ancora Brehme, Matthäus e Klinsmann, e soprattutto l’ossatura di quella che era stata qualche stagione prima l’Inter dei record. 

Orrico porta la sua «gabbia» e le sue idee innovative, ma le cose non funzionano: nerazzurri subito fuori in Coppa Uefa e male in campionato, al punto che il tecnico toscano si dimette alla fine del girone d’andata.

Certi treni passano una volta sola e la carriera di Orrico prende una parabola discendente che non si arresterà più, navigando fra serie B e C con l’unica eccezione di Empoli, ancora in A, dove subentra a campionato in corso ma incassa 10 sconfitte in 13 gare. L’ultima esperienza nel 2013 al Gavorrano, nell’allora Seconda Divisione di Lega Pro, senza riuscire a evitare la retrocessione.

La seconda vita di Orrico è quella di opinionista in tv, dove quel suo parlare schietto, brutale, tagliente torna a farne un personaggio unico nel suo genere, accentuando quella dimensione umana già ampiamente intravista quando era in tuta.

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