Sport

Orgoglio Gioli: «Non ci sto a mollare con una retrocessione»

Per la centrale un'altra stagione sul campo ma non solo: «Nel futuro mi vedo direttore sportivo».
  • La stagione di Simona Gioli
    La stagione di Simona Gioli
  • La stagione di Simona Gioli
    La stagione di Simona Gioli
  • La stagione di Simona Gioli
    La stagione di Simona Gioli
  • La stagione di Simona Gioli
    La stagione di Simona Gioli
  • La stagione di Simona Gioli
    La stagione di Simona Gioli
  • La stagione di Simona Gioli
    La stagione di Simona Gioli
  • La stagione di Simona Gioli
    La stagione di Simona Gioli
  • La stagione di Simona Gioli
    La stagione di Simona Gioli
  • La stagione di Simona Gioli
    La stagione di Simona Gioli
  • La stagione di Simona Gioli
    La stagione di Simona Gioli
  • La stagione di Simona Gioli
    La stagione di Simona Gioli
  • La stagione di Simona Gioli
    La stagione di Simona Gioli
  • La stagione di Simona Gioli
    La stagione di Simona Gioli
  • La stagione di Simona Gioli
    La stagione di Simona Gioli
  • La stagione di Simona Gioli
    La stagione di Simona Gioli
  • La stagione di Simona Gioli
    La stagione di Simona Gioli
AA

«Non ci sto a chiudere la carriera con una retrocessione». Vale per questa settimana, in cui la Metalleghe ha il dovere di aggrapparsi fino all’ultima speranza, per quanto flebile, ma vale soprattutto per il futuro.

Alla fine della stagione manca ancora una partita ma Simona Gioli, centrale 39enne della Metalleghe Montichiari e leggenda vivente del volley femminile italiano, su una cosa del suo futuro ha le idee chiarissime. «Non ho intenzione di smettere di giocare, soprattutto non dopo la stagione difficile che ci stiamo lasciando alle spalle». La centrale di Perugia rispedisce al mittente ogni considerazione sui quarant’anni che compirà a settembre: «Per decidere di smettere di giocare non si guarda all’anagrafe ma agli stimoli e alla forma fisica e io per il momento ho entrambi e quindi non mollo». Dopo la brutta sconfitta di domenica a Firenze per mano del Bisonte nella gara che poteva valere la salvezza infatti la permanenza della Metalleghe in A1 per i soli meriti sportivi è molto complicata: serve vincere da tre punti contro le campionesse d’Europa in carica di Pomì Casalmaggiore e serve che contemporaneamente Monza non faccia più di un punto con Club Italia. Molto difficile anche se, tecnicamente, non impossibile.

«Purtroppo per come è andata questa stagione e per come abbiamo perso a Firenze la retrocessione sul campo è una possibilità che dobbiamo considerare, fino ad oggi abbiamo sempre creduto di potercela fare ma ora è tutto più difficile anche se nessuno di noi molla come è stato per tutto il campionato». Nessuna parola definitiva è dunque ancora arrivata dal campo ma come ha detto l’amministratore delegato della Metalleghe Montichiari Francesco Apostoli «dobbiamo essere pronti ad ogni scenario».

Nell’ambiente se ne parla con inistenza e la stessa Simona Gioli lo conferma: «Nel mio futuro vedo ancora tanta pallavolo, direi con un ruolo da direttore sportivo per come è il mio carattere e la mia forma mentale piuttosto che da allenatore».

Simona Gioli non ha intenzione di abbandonare Montichiari: «É stata una stagione molto difficile, di alti e bassi da parte di tutti e anche per questo è difficile fare un’analisi equilibrata, ma io ho fiducia nel progetto e nella società e mi piacerebbe continuare a farne parte».

In effetti, visto l’attuale assetto societario, una figura dirigenziale, di indiscusso spessore sportivo, che possa dedicarsi alla squadra a tempo pieno sarebbe un ulteriore tassello in una politica di crescita e di rilancio. Le ipotesi che si possono fare sono almeno due. Se fosse in serie A2 Simona Gioli potrebbe «giocare come opposto. L’ho fatto per tanti anni e ancora oggi in allenamento ricopro spesso quel ruolo». E contemporaneamente ricoprire una carica societaria, direttore sportivo o team manager appunto, prendendosi anche il tempo per formare la nuova professionalità con corsi e seminari. Anche nel caso di un altro campionato di A1 il ruolo dirigenziale si affiancherebbe ad uno sportivo restando in squadra, magari come terzo centrale, per dare un contributo in campo al bisogno ma vivendo la quotidianità in modo diverso. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia