Matteo, attaccante in tackle contro il tumore

Caro Matteo Giorgi, la sfera di cristallo è da cambiare. «Contro l'Atletico Montichiari finirà 1-1, ma se giocassi io, vinceremmo 2-1», ci aveva confidato 72 ore prima del derby bresciano di serie D. Teo domenica era al Menti con le sue malinconiche stampelle, il «suo» Darfo Boario ha vinto 1-0 e l'allenatore neroverde Nember gli ha dedicato la vittoria. Quindi, la previsione era sbagliata.
Eccoci a tu per tu con il centrocampista tutto cuore e arrabbiature che, dalla poltrona di casa e con la tibia incerottata, dopo la grande paura lancia la sua sfida. Quella più grande. Quella che vale ben più di tre punti. Quella che vuole vincere. Tornare a giocare dopo la grande paura.
Ma andiamo con ordine. Il 25 settembre gli hanno tolto l' «osteoma-osteoide», un tumore benigno che si è annidato nel tessuto spugnoso della tibia sinistra.
«Mi dà fastidio la ferita, ma altri dolori non ne ho», ha spiegato Giorgi. «Tra una quindicina di giorni comincio a mollare le stampelle e a fare un po' di recupero muscolare. Tornerò a giocare a pallone, questo è sicuro: non saprei dire quando, ma se a dicembre riuscissi a pedalare come si deve, a gennaio potrei essere pronto. In campo ci voglio tornare al più presto». Ed è questa una previsione da non sbagliare.
Se poi sarà sul campo di Darfo, a due passi da casa, non è ancora deciso. «Attualmente sono svincolato e, per scelta, non ho firmato nessun contratto con il Darfo Boario pur avendo seguito quasi tutta la preparazione precampionato - aggiunge Giorgi -. Come ho detto anche ai dirigenti, sono rimasto un po' spiazzato e deluso dalle scelte fatte dalla società ad inizio stagione: si è parlato per tanto tempo di costruire un Darfo fatto di giocatori della Vallecamonica, invece le cose non sono andate così. Oltre a questo, mi porto dentro la ferita della retrocessione dell'anno scorso che, meritata o immeritata, c'è stata e basta».
L'estate più difficile di Matteo Giorgi ha ingredienti indigesti: notti insonni per un male sconosciuto, un Darfo Boario appeso fino all'ultimo al ripescaggio ed il cambio di rotta della società con l'arrivo di nuovi giocatori da fuori.
«Non ero contento ed avevo la mente piena di brutti pensieri, così ho deciso di fare un passo indietro e pensare prima di tutto a curarmi», continua il giocatore.
E così ha fatto, cominciando un'altra partita a base di risonanze magnetiche, elettromiografie, montagne di Aspirina ed una scientigrafia ossea «total-body» che ha stanato quella rarissima macchia scura grande come un'unghia.
«Lo ammetto: ho avuto paura, perché mi sono trovato per la prima volta ad affrontare qualcosa di cui ignoravo l'esistenza. Osteoma-osteoide? Cos'è sta roba?».
Sorride e, per la prima volta, vediamo Teo senza corazza e senza il solito ringhio minaccioso. Gigi Nember non ha mai nascosto la sua stima per il giocatore e la società neroverde, dal canto suo, lo rivorrebbe con sè: come giocatore, come uomo-spogliatoio oppure inserito in un progetto di allenatore-preparatore-educatore nel settore giovanile, ancora non si sa. E ancora non è stata formulata nessuna offerta. Lui, un po' deluso e un po' speranzoso, intanto se ne sta alla finestra. Con le sue stampelle. Ma se avessimo un euro in tasca potremmo scommetterlo sul futuro neroverde di Matteo Giorgi? «Sì», risponde con un bisbiglio.
L'estate è finita ed il corso di allenatore può aspettare: di panchina, Matteo Giorgi, ne ha fatta fin troppa.
Sergio Gabossi
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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