L'operazione, il ritorno e l'ovazione a Calvisano per Jonah Lomu

Se ne è andato l’altra notte, «passando la palla» a soli 40 anni. Non si può neppure dire che sia entrato nella leggenda, perchè Siona Tali «Jonah» Lomu era già una leggenda per gli appassionati di rugby e per chiunque ami lo sport. Il gigante neozelandese, che cambiò il modo di concepire il ruolo di ala nel rugby e diventò famoso soprattutto per quella meta segnata all’Inghilterra «asfaltando» almeno cinque giocatori avversari, era da tutti considerato uno dei più grandi di sempre, sicuramente il più bravo e rappresentativo giocatore dell’era del professionismo nel rugby.
Se ne è andato per un arresto cardiaco provocato dalla malattia ai reni che lo aveva fermato a soli 24 anni costringendolo a un trapianto. Poi ci fu il tentativo di ritornare in campo e di ritornare grande. Un tentativo che si concretizzò proprio nella nostra provincia, a Calvisano il 10 dicembre 2005, nella partita di Heineken Cup che vide i gialloneri di casa soccombere ai Cardiff Blues che poche settimane prima avevano «scritturato» la grande ala neozelandese nella speranza (di tutti) che ce la facesse a tornare grande.

Jonh giocò una partita abbastanza anonima, ma il fatto che fosse in campo richiamò a Calvisano gli inviati di tutto il mondo e galvanizzò i giocatori e scatenò la passione del pubblico che gli tributò una standing ovation e un interminabile applauso. Giocò solo 60 minuti, durante i quali non riuscì a essere decisivo, anzi: l’ala del Calvisano, l’argentino Emiliano Mulieri, praticamente lo annullò stendendolo anche un paio di volte con una certa veemenza. Finì comunque 25-10 per i Blues.
La settimana dopo a Cardiff scese di nuovo in campo nella partita di ritorno contro il Calvisano, davanti a un pubblico straordinario (quasi 15 mila persone quando per gli incontri con squadre italiane non sie rano mai superati i 4 mila spettatori): ancora lento rispetto al Lomu degli anni d’oro giocò un po’ meglio e in un paio di occasioni trascinò per parecchi metri un paio di avversari attaccati al suo corpo come se non esistessero, mandando in visibilio il pubblico gallese.
Ma la carriera del gigante neozelandese non riuscì a decollare di nuovo. L’uomo che aveva segnato 15 mete in due edizioni dei Mondiali (1995 e 1999) (record solo eguagliato dal sudafricano Brian Habana ai recenti Mondiali giocati in Francia) gettò la spugna nel 2007, dopo aver segnato una sola meta con i Blues. Giocò ancora tre partite, tra il 2009 e il 2010, con il Marsiglia Vitrolles, una squadra semiprofessionistica francese, prima di abbandonare del tutto la palla ovale.
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