La storia Giuseppe, il neo(abbo)nato
Giuseppe Romano è nato il 2 agosto ed è il simbolo di due amori: quello che circa un anno fa ha portato all’altare i suoi genitori, Davide e Maria Rosa, e quello che ogni fine settimana scalda il cuore a suo zio Nicola, tifoso del Brescia.
Giuseppe aveva solo 5 giorni quando si è trovato in mano l’abbonamento in Curva Nord; probabilmente non se ne sarà reso conto, ma tra qualche domenica potrà seguire dal vivo la stagione al Rigamonti delle Rondinelle. «Era un modo per brescianizzare un sangue misto come il suo» prova a giustificarsi zio Nicola, autore del regalo. «Se non farà troppo freddo - promette Maria Rosa - tra qualche domenica andremo allo stadio».
Giuseppe rappresenta sicuramente un vanto per la società di via Bazoli. Qualche tifoso - sui social network - l’ha già definito un predestinato. In realtà lo è già, perché senza volerlo è diventato protagonista e testimone di una storia iniziata l’8 settembre 2011 a Medjugorje. Allora suo padre accompagnava i bresciani in pellegrinaggio. «La società per cui lavoravo - racconta Davide - mi aveva chiesto di risolvere una seccatura sorta con una guida del posto». Era Maria Rosa, che al tempo aveva 19 anni. «Sono figlia di una irlandese e di un croato - racconta - che ai tempi della guerra nella ex Jugoslavia fuggono dal loro paese, Medjugorje appunto, per mettermi al mondo». Corre l’anno 1992 e Maria Rosa nasce a Recanati, Marche, ospite di amici di papà.
Passano gli anni e terminate le ostilità al di là del Mar Adriatico, la mamma di Giuseppe fa ritorno a casa con la famiglia. «Papà si compra un’agenzia viaggi - continua Maria Rosa - e io comincio a far piccoli lavoretti per lui». Un impegno che col passare dei mesi si fa sempre più serio e che inevitabilmente segna la vita di questa neo mamma. «Ho sempre sognato di poter pregare con mio marito - ammette Maria Rosa - e quando ho incontrato Davide mi ha fatto capire che lui rappresentava concretamente quel sogno».
Profanamente parlando il loro è un colpo di fulmine. Con la scusa del lavoro, Davide si stabilisce a Medjugorje per tre mesi. Poi torna a Borgosatollo e per quasi due anni fa spola tra Bassa Bresciana e Bosnia. «Andavo da lei almeno due weekend al mese - sorride Davide -: 900 chilometri in auto all’andata e altrettanti al ritorno». Una faticaccia, anche perché - inizialmente - il papà di Maria Rosa era un po’ geloso della sua piccola e ospitava Davide in uno spazio riservato: il giardino. «Ma non era un problema - ammette lui - caricavo in macchina una tenda e per tre giorni diventava la mia casa». Per Maria Rosa era disposto a far questo e altro. Come lasciare anche il lavoro di accompagnatore che tanto lo entusiasmava. «Volevamo una famiglia e con l’aiuto della preghiera abbiamo fatto una scelta» spiega Davide, che oggi fa l’antennista col fratello Federico. Alcuni giorni fa è infine arrivato Giuseppe, a cui spetterà anche il compito di raccontare ai posteri questa bella storia d’amore. E anche qualche bella vittoria del Brescia.
Erminio Bissolotti
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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