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Juan Antonio, da giocatore del Brescia a star del pop rock

L’argentino ha deciso di smettere con il calcio e ora prova a sfondare con la musica. Il suo singolo si chiama «Besos al malvenido»
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Francia 98 - Besos al Malvenido
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La voce del verbo sognare è il suo cavallo di battaglia: la sa coniugare in tutti i tempi e in tutti i modi, che sia stato con un pallone tra i piedi prima, che sia con una chitarra tra le mani ora. È una cosa, quella del sognare a ogni costo, che ha dentro da quando era piccolo: «Perché come può smettere di sognare uno che è riuscito a giocare a calcio e ad arrivare in Italia essendo nato nel sud dell’Argentina, dove il calcio praticamente non esiste? Per questo dico che non si può e non si deve mai smettere di sognare, anche in grande».

Raccogliamo ed accogliamo questo inno al «bambino che è in noi» attraverso una videochiamata via whatsapp con Buenos Aires. Dall’altra parte dello schermo c’è un giovane uomo di 33 anni, Juan Ignacio Antonio che come 10 anni fa da queste parti, con la maglia del Brescia (cinque mesi nella stagione 2010-2011, altrettanti nel 2011-2012), provava a mandare in gol Caracciolo e Jonathas, adesso prova a sfondare come cantante.

Juan Antonio
Juan Antonio

Nel suo primo tempo, quello da calciatore, qualcosa non ha funzionato: «Ma io penso sempre che alla fine dei conti ognuno abbia quello che si merita perciò va bene così. Ecco, forse l’unica cosa è che se tornassi indietro non lascerei il Brescia a metà stagione (nel 2011-2012, ndr) per andare alla Sampdoria. Non ero ancora maturo per quel salto, avrei dovuto terminare il mio percorso a Brescia».

Juan Antonio, dopo anche passaggi da Parma e dalla FeralpiSalò, nel 2015 ha poi messo fine alla sua carriera da giocatore. È tornato in Argentina e con la ragazza che lo aveva seguito fino a qui ha messo su una famiglia che adesso conta due bambini. In tasca, Juan - anima gentile e solare - aveva un’idea che da tempo pensava di tirare fuori: cercava solo il momento giusto. Quello nel quale arrivare a sdoganare il sogno del secondo tempo della sua vita: diventare un musicista, fare il cantante. E quel momento, è arrivato. Quando? Durante il lockdown.

«Quello che in Argentina stiamo ancora un po’ vivendo. E c’era da saperlo: quello che arriva in Europa poi giunge da noi che dunque avevamo visto tutto in anticipo. E ora qui è inverno... Speriamo bene. A ogni modo, nei lunghi periodi in casa, ho preso la chitarra, mi sono attaccato a quella è mi sono messo a comporre. E ho scritto due canzoni». La prima, «Besos al malvenido», è uscita da pochissimi giorni con tanto di videoclip in cui «guest star» è anche la maglia del Brescia.

«Il calcio - ci racconta l’ex trequartista - è sempre una mia grande passione. Gioco ogni volta che posso. E anche il mio gruppo si chiama non a caso "France 98". Siamo in tre, tutti innamorati del pallone. Per il nome del gruppo abbiamo scelto il primo Mondiale che ricordiamo nitidamente e che ci ha dato l’idea vera della magia del calcio. E poi gli anni ’90 sono stati una decade fantastica, in cui il modo di vivere era diverso, piú spensierato. Sono contento di chi siamo: faccio musica con le persone con cui volevo farla».

Il genere è «pop rock. "Besos al malvenido" è una canzone che parla di ripartenza. In riferimento a questo periodo storico e anche alla mia esperienza da calciatore. È proprio attraverso il brano che dico addio alla mia prima parte di vita da giocatore. È un qualcosa di autobiografico». Sullo sfondo dei periodi di Juan l’Italia, Brescia: «Quanto mi piaceva la vita da voi. E ancora mi sogno la cucina di alcuni ristoranti della città. Ricordi di legami speciali? Con persone splendide come Scienza, Maifredi, Zambelli, Piovani, Budel...».

E se un giorno Juan tornasse a Brescia per tenere un concerto? «È un sogno che ho. Sono un ragazzo del sud dell’Argentina».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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