Il «mister muscolo» diventato star negli Usa grazie alle sue pose

I suoi muscoli sono scolpiti nella roccia, dopo un fine lavoro di cesello durato anni. Massimiliano Sertori, classe 1998, non li ha mai usati contro nessuno, semmai li mostra a una giuria nelle gare di natural body building dove vince l’atleta dal fisico più armonico, con la vita stretta e le spalle larghe, senza un filo di grasso. Cominciò per gioco da bambino usando in casa i pesini regalatagli dai genitori («Vedevo il mio corpo cambiare e mi sentii più a mio agio nel rapporto con gli altri») oggi è il più forte al mondo nella specialità e ha conquistato due volte l’America, dove questa disciplina è conosciutissima, così come molto popolare è Massimiliano, soprannominato «Lo stallone italiano» dopo essere stato atleta dell’anno nel 2022. L’ultima volta che è tornato dagli Stati Uniti ha dovuto comprarsi un’altra valigia per portare tutti i trofei vinti.

Professionista solo sulla carta (deve persino pagarsi i voli per le trasferte) quando rientra in Italia Sertori torna alla vita di tutti i giorni nella sua Pisogne. Si sveglia alle 5, fa una quarantina di minuti sul tapis roulant, dopo colazione va a lavorare come operaio specializzato, al ritorno si allena nella palestra costruita in casa ai tempi del Covid. Le sole pause nel fine settimana, se non ci sono gare. Il tutto senza mai sgarrare con l’alimentazione, secondo un piano di lavoro indicato dal suo preparatore e nutrizionista Simone Serrecchia che lo ha portato in cima al mondo.
L’attenzione
«Ci sono momenti – spiega – in cui anche un grammo di sale o un litro d’acqua in più possono mandare tutto all’aria. Massimiliano è un allievo modello perché ha un carattere di ferro». Lo dimostrò sin dagli esordi quando si classificò sesto alla prima gara nazionale («Uscii deluso dall’esperienza - ricorda - e per un attimo pensai di mollare tutto»). Invece quel mezzo fallimento fu la spinta ad allenarsi di più.
E dall’anno dopo cominciò una serie di successi mai più ininterrotta, in Italia e all’estero. «A una gara avrei proprio voluto rinunciare - ricorda -: successe quando fui chiamato per la prima volta negli Stati Uniti. Avevo da poco perso nonno Attilio poi mi ricordai la frase con la quale mi spronava sempre: se vuoi, puoi. Ruppi gli indugi, salii sull’aereo fui il primo italiano a vincere il Men’s Fisic Pro». Quando come premio gli assegnarono anche una cintura di wrestling, capì che il suo sogno si era realizzato. «Era lo sport che seguivo da bambino in tv, per me fu la chiusura di un cerchio, pensai con commozione al nonno. Sarebbe stato fiero di me».
Allenamento
Dietro questi successi ci sono sei anni di sacrifici in una disciplina dalle regole severissime. Nel natural body building è proibito l’uso di farmaci per il potenziamento dei muscoli, i controlli antidoping sono continui, chi viene beccato è squalificato a vita e deve anche pagare una multa molto salata. «In alcune manifestazioni americane i parametri sono diversi e spesso affronto avversari molto più grossi di me».

Il peso di Sertori, invece, negli anni è rimasto sempre quello, tra i 72 e i 78 chili ed è indicativa la foto scattatagli dopo la prima gara vinta mentre era assieme a papà Diego e mamma Tiziana. Da allora la struttura fisica di base non è più cambiata. «Il grasso eccedente – spiega Serrecchia - si è trasformato in muscoli grazie a una corretta dieta supportata da integratori alimentari e all’allenamento».
Non è facile per un giovane di 25 anni rinunciare alla pizza con gli amici e alle serate fuori. «Non c’è altra via, quando sono in periodo di gara ogni piccolo peccato di gola diventa irrimediabile».
Una cultura alla rinuncia allevata sin da ragazzo. «Quando ho cominciato andavo ancora a scuola e durante l’intervallo i compagni di classe si buttavano sulle brioche e io mi portavo da casa le gallette con le fette di pollo». Solo quando è lontano dalle gare Sertori - con misura - si concede i divertimenti dell’età, assieme alla fidanzata Sharon, cui è legato da dieci anni. Il futuro è ancora tutto da scrivere. «Mi piacerebbe fare davvero di questa passione una professione, mettendo la mia esperienza al servizio di una palestra ma ho atteso invano chiamate». Il paradosso di un campione che ha conquistato l’America ed è semisconosciuto a casa sua.
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