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Il campionato di calcio e gli altri sport fermi fino al 3 aprile

L'avanzata del coronavirus ferma il mondo sportivo che ora chiede un nuovo decreto del governo
Giovanni Malagò - Foto Ansa/Riccardo Antimiani © www.giornaledibrescia.it
Giovanni Malagò - Foto Ansa/Riccardo Antimiani © www.giornaledibrescia.it
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Il campionato di calcio di serie A sta per fermarsi, ma non sarà solo in questa resa di fronte all'avanzata del coronavirus: lo sport italiano ha deciso di fermarsi tutto insieme, fino al 3 aprile, chiedendo però che a mettere timbro su questa decisione sia un nuovo decreto del governo. Che Malagò e i presidenti federali, riunitisi al Foro Italico dopo la surreale domenica del pallone a porte chiuse e mascherine sul volto, si aspettano a breve. «Ci sto già lavorando, la firma potrebbe arrivare già domani», annuncia a stretto giro Spadafora. Forse addirittura prima del consiglio della Federcalcio (in conference call) convocato domani per decidere sullo stop al campionato chiesto prima da Tommasi e poi anche dal ministro dello sport.

Il messaggio forte del Coni è arrivato all'indomani della domenica più difficile del calcio e di tanti altri sport di squadra, come il basket: l'ultimo decreto blinda come zona rossa Lombardia e altre 11 province ma con deroga allo sport. Inevitabile il corto circuito: per dire l'ultima, due giocatori del Cosenza si sono rifiutati di salire sull'aereo per la trasferta in casa Chievo (volo su Bergamo, trasferimento a Verona in bus, ripartenza da Treviso) per timori del coronavirus. Così Malagò ha convocato una riunione urgente oggi al Coni, e insieme con i presidenti federali («all'unanimità») ha «sospeso tutte le attività sportive a ogni livello»; ha però ribadito che ogni decisione presa finora dallo sport è stata corretta e in linea con le disposizioni di legge nell'emergenza e ha così chiesto «al Governo di emanare un apposito Dpcm che possa superare quello attuale in corso di validità».

Malagò è stato delegato a informare il premier Conte e il ministro dello sport, Spadafora, su quanto emerso nell'incontro. L'orientamento della Federcalcio, di fronte a una situazione sempre più fuori controllo, si era delineato verso un inevitabile stop alla serie A. La serie D aveva già annunciato lo stop fino al 3 aprile; la Pro Vercelli, in serie C, aveva fatto sapere di non essere più disposta a giocare «fino al termine dell'emergenza Coronavirus». Con un post su facebook e poi con un videomessaggio, il suo presidente, Massimo Secondo aveva sottolineato che «è da irresponsabili totali continuare in questa maniera». Dalla B, era arrivata la lettera di Maurizio Stirpe, n.1 del Frosinone, al presidente della Lega, Mauro Balata, per fermarsi e far slittare tutto. L'Inter ha rinunciato alla Youth League della sua giovanile, a costo dello 0-3 a tavolino, e la Lega di A ha fermato il campionato Primavera.

Sul tavolo della discussione in Figc, oltre alle rimostranze di alcuni club («Non sarà facile imbrogliare il presidente Claudio Lotito da parte di ministri demagoghi e dirigenti irresponsabili che non capiscono», ha detto il portavoce Lazio, Diaconale) c'è la discussione sul danno economico, dal quale il decreto di emergenza auspicato mette al riparo solo per eventuali rivalse. Far saltare il campionato, sottolinea sempre la Lazio, «significherebbe far saltare tutti i diritti televisivi e condannare al fallimento la gran parte delle società calcistiche italiane».

La Figc ha una sola via, per ora strettissima: chiedere all'Uefa di posticipare l'Europeo. Perchè l'ipotesi diventi fattibile, servirebbe lo stop di altri campionati. Per ora la Francia va avanti a porte chiuse, la Premier rinvia la decisione e gioca normalmente. Ma in Svizzera il tribunale federale ha impedito lo svolgimento di Basilea-Eintracht di Europa League. E l'unico messaggio possibile l'ha mostrato alle telecamere oggi l'attaccante del Sassuolo, Francesco Caputo, segnando contro il Brescia in quella che per lungo tempo sarà l'ultima di A: «Andrà tutto bene, restate a casa».

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