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Gino Corioni, in volo con le rondinelle per 22 anni

Presidente delle rondinelle per 22 anni, Corioni portò a Brescia figure del calcio del calibro di Baggio e Mazzone
  • Gino Corioni, l'album dei ricordi
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    Gino Corioni, l'album dei ricordi
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L’imprenditore e il tifoso numero uno. Il pres che ha portato a Brescia calciatori e allenatori memorabili e che ha lottato e sofferto al Rigamonti per 22 anni.

Gino Corioni - Luigi di fatto solo all’anagrafe, commendatore della Repubblica dal 1982 (titolo di cui fu insignito dal presidente Sandro Pertini) - non era certo uno che passava inosservato. Fondatore (nel lontano 1962) e presidente della Saniplast, l’azienda di arredamenti da bagno la cui insegna si scorge già dall’A4 a Ospitaletto, entrò nel mondo del calcio partendo da Milano. Del Milan fu consigliere, sfiorando persino la presidenza. Dal capoluogo lombardo a quello emiliano, con la presidenza del Bologna conquistata nel 1985, anno della promozione nella massima divisione e dell’approdo in Coppa Uefa.

Eppure è alle rondinelle che il nome di Gino Corioni si lega indissolubilmente. Tutto ha inizio sette anni dopo l’approdo al Bologna, che lascia appunto nel 1992 per divenire presidente del Brescia Calcio, succedendo a Claudio Cremonesi. E’ subito serie A.

Il momento d’oro giunge forse con il 2001: al Rigamonti arriva persino il Paris Saint Germain per un intertoto che vede le rondinelle volare alto al punto da sfiorare la Coppa Uefa. In campo c’è il signor Roberto Baggio, sulla panchina sor Carletto Mazzone. Figure che si legano alla presidenza Corioni e che la dicono lunga sulla passionaccia del pres per il Brescia calcio.

In via Bazoli scorrono nomi e volti di calciatori e mister illustri sotto la sua presidenza: da Pep Guardiola ad Hagi o Lucescu, per citare i nomi più eccellenti. Stagioni verdi e anni neri. Con il tifo a fare da controcanto. Spesso non tenero con Corioni.

La sua storia alla guida di via Bazoli si chiude nel luglio 2014, al termine di un anno nero. Anche finanziariamente. Costretto a cedere il passo, alla sua famiglia resta solo una quota della società, poi ceduta un anno fa (a febbraio 2015), alla Profida, nuova titolare della società.

La passione per il Brescia, invece, è rimasta immutata. Gliel’ha strappata soltanto la lunga malattia che l’ha portato via nelle scorse ore all’età di 78 anni.

 

 

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