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Gigi Maifredi: «I bresciani non sanno godere dei bei momenti»

Sul tifo la visione del «Maifer», che conosce benissimo dinamiche ed ambiente della tifoseria bresciana
Gigi Maifredi - Foto © www.giornaledibrescia.it
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«La "chiamata alle armi" di Eugenio? Giustissima». Chi condivide in toto il «tutti allo stadio» del tecnico del Brescia è Gigi Maifredi.

Il «Maifer», che conosce benissimo dinamiche ed ambiente del tifo bresciano, puntualizza: «La squadra ha bisogno di tutto il sostegno possibile in questo finale di stagione, ha bisogno di quel dodicesimo uomo che spesso fa la differenza. Ma, vuoi per lo stadio, per indole, o per quei tanti pullman che la domenica partono da Brescia per andare a Milano o a Torino per vedere, a differenza dei bergamaschi e dei veronesi, i club importanti, quel dodicesimo raramente c’è stato nell’ultimo decennio. E dire che Cellino è stato bravo a mettere dei prezzi equi per la partite… Ma gli sportivi bresciani dovrebbero essere trainati dalla passione della Nord che non è mai venuta a mancare nelle varie gestioni e prendere lo spunto da loro e da quei 5-6 mila sempre presenti al Rigamonti per andare allo stadio perché questa squadra lo merita».

Un’indole, quella dei figli della Leonessa, difficile però da cambiare: «Nei bar, al lunedì, tutti parlano del Brescia e capisci che c’è attaccamento verso le rondinelle, ma questa vicinanza non viene manifestata andando allo stadio. È insito del bresciano comportarsi così: accalorarsi più per le critiche che godere dei momenti positivi. Ricordo che anche nell’anno dell’ultima promozione in serie A (2010, ndr) dove io facevo parte dello staff tecnico, l’affluenza era stata scarsa per tutta la stagione, tranne che per la finalissima playoff con il Torino: il sogno era lì da toccare e allora tutti volevano poter dire "io c’ero"... Ecco perché Corini, visti i precedenti, deve essere contento di aver, nonostante tutto, portato più gente a Mompiano».

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