Gastone, un «passato» bresciano con assoluzione

Daniele De Santis, accusato di tentato omicidio per aver sparato a Ciro Esposito poco prima dell'inizio della finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli, non è nuovo ad episodi di violenza legati al calcio e anche a Brescia qualcuno si ricorda di lui.
Il 48enne infatti, indicato come colui che sabato scorso ha sparato contro i tifosi napoletani ferendone uno in maniera gravissima, fu accusato di aver fatto parte del commando che il 20 novembre ’94, all’esterno dello stadio «Rigamonti» prima della partita Brescia-Roma, accoltellò l’allora vice questore di Brescia Giovanni Selmin, mentre una quindicina di agenti di polizia vennero ricoverati perché aggrediti con asce, bastoni e diverse bombe carta.
Secondo l’accusa, la spedizione dei romanisti a Brescia aveva il duplice scopo di far recuperare prestigio e nuovi elementi al gruppo neonazista di Maurizio Boccacci, ex leader del Movimento Politico Occidentale, in crisi dopo lo scioglimento per incitamento all’odio razziale stabilito dal decreto Mancino del ’93, e ricattare la Roma come società che, nei mesi precedenti, aveva fatto venir meno alla tifoseria in modo consistente alcuni i vantaggi.
Alla fine però De Santis, arrestato in un secondo momento rispetto ad altri ultrà, fu assolto per non aver commesso il fatto e ottenne anche un risarcimento di due milioni e 900 mila lire dopo aver trascorso 30 giorni nel carcere di Canton Mombello e altri 20 ai domiciliari.
La Corte d’Appello di Brescia arrivò a stabilire l’entità del risarcimento nel marzo del ’99, quindi cinque anni dopo i fatti: a De Santis, 28enne quando Selmin fu aggredito fuori dalla Curva Sud a Mompiano, i giudici riconobbero l’ingiusta detenzione, indicando, appunto, in quasi tre milioni la cifra del risarcimento.
«Gastone» però, questo il suo soprannome, ha un «curriculum» non indifferente: il 22 marzo del ’98 fu nuovamente arrestato nei pressi dello stadio Romeno Menti, al termine della partita Vicenza-Roma.
Con altri tre supporter giallorossi, armato di spranghe, danneggiò cinque vetture di alcune emittenti parcheggiate nel settore stampa.
Il 21 marzo del 2004, immagini che fecero il giro del mondo, scavalcò il recinto e invase il campo di gioco, insieme ad altri sei romanisti e di fatto fece sospendere il secondo tempo del derby Roma-Lazio in seguito alle voci della morte di un bambino investito da un’auto della polizia, poi rivelatesi false.
Ma il reato cadde in prescrizione e non fu mai processato. De Santis lasciò il segno anche nel maggio del 2008, quando sul campo i giallorossi si fronteggiarono con l’Inter. Poco prima del calcio di inizio cinque supporter giallorossi furono arrestati per gli scontri che avvennero con le forze dell’ordine, tra le cui fila rimasero feriti in sei.
Glm
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