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Dall'officina di famiglia al titolo europeo

E' la parabola vincente del capriolese Enrico Piensi che ha scalato le vette mondiali della kick boxing
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Dall'officina metalmeccanica del padre, a Palazzolo, fino alle vette mondiali della kick boxing. È una favola fatta di sudore, botte date e prese, allenamenti quotidiani e tanta passione quella di Enrico Piensi, ventiseienne fighter di Capriolo che da dodici anni insegue il sogno di diventare il più forte di tutti.

«A quattordici anni - racconta il diretto interessato - ho iniziato a praticare la kick boxing: avevo bisogno di aumentare la fiducia in me stesso e l'autostima. Con gli anni, ho visto che sul ring mi sentivo come a casa: era quello il mio posto». Piensi ha deciso così di passare all'agonismo. La trafila del dilettantismo, simile a quella del pugilato, l'ha percorsa tutta, bruciando le tappe: prima le competizioni locali e regionali, poi i ring di tutta la Penisola, dove si è consacrato campione italiano e internazionale in numerose categorie. Il salto nel professionismo non ha mutato la sua voglia di tirare (e schivare) calci e pugni, tanto che oggi Enrico Piensi si può fregiare del titolo continentale, oltre che della divisa della Nazionale italiana.

«Da due anni - dice il ventiseienne atleta -ho deciso di dedicarmi interamente a questo sport, lasciando il lavoro di operaio metalmeccanico nell'officina di famiglia. Il comune di Capriolo mi ha dato in gestione la palestra di via Fossadelli».
Nella struttura non solo si allena «almeno due volte al giorno, sei giorni alla settimana», ma cerca di trasmettere la sua passione a tanti altri franciacortini.

«Nell'agosto 2009, con un pugno di amici, ho fondato una società sportiva, la Fighters club Capriolo, per diffondere disciplina, coraggio e abnegazione, fondamentali in questo sport». Oggi i fighters capriolesi sono quasi 150. Non si tratta solo di giovani nerboruti, ma di persone di tutte le età: uomini, donne e bambini dai sette anni in su. Per capirlo, basta leggere fuori dalla palestra di via Fossadelli il lungo calendario di appuntamenti: dai corsi di kick boxing classici a quelli femminili, dagli junior agli agonisti («gli atleti sono una quindicina - spiega ancor Pensi - con una media di due gare nazionali al mese»), fino al brasilian ju-jitsu e all'autodifesa, insegnata ai giovani ragazzi disabili dell'associazione capriolese «Agapha».

Fra un corso e l'altro, Enrico non è comunque intenzionato a rallentare l'attività agonistica: «A gennaio volerò in Thailandia, la culla del kick boxing, per un circuito internazionale, mentre a marzo ci sarà per il mondiale professionistico». Il bresciano potrebbe incrociare i guantoni nella nostra provincia: la sede prescelta dalla Wtka, la federazione del settore, dovrebbe essere infatti Travagliato.

Daniele Piacentini

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