Il manager Carera: «Pogačar leggendario ora vuole il Mondiale»

Di successi – buon per lui e per il fratello Johnny – ne ha collezionati parecchi e anche di spessore. Ma certo pure un manager scafato come Alex Carera sa che momenti come quelli che sta facendo vivere Tadej Pogačar non si ripetono spesso. Il mondo del ciclismo e dello sport in generale è ai piedi del fuoriclasse sloveno, capace di cogliere l’accoppiata Giro d’Italia-Tour de France, 26 anni dopo Marco Pantani.
E dietro ai successi del nuovo «Cannibale» c’è l’agente – bergamasco di nascita e bresciano d’adozione – raggiante per una maglia gialla conquistata da dominatore dall’assistito.
Carera, quale è l’aggettivo che calza a pennello per Pogačar ?
«Direi leggendario. Perché con i risultati, di quest’anno e non solo, ha fatto la leggenda del nostro sport. Ha fatto record su record, divertire, emozionare e avvicinare la gente al ciclismo».
Accoppiata Giro-Tour dopo 26 anni, cosa significa?
«Che è stato fatto qualcosa di eclatante. Spesso gli esperti dicevano che era una cosa irripetibile, perché il ciclismo è divenuto più specifico. Eppure ha battuto anche il record di Merckx di successi di tappa, arrivando a 12 nelle due manifestazioni».
Qualcuno però s’è lamentato perché ha lasciato le briciole agli avversari...
«È una polemica sterile. Fa più rumore il 5% che critica del 95 che applaude. Lo stesso Vingegaard ha detto che i regali si fanno a Natale...»
Questo 2024 trionfale nasce un anno fa, con la crisi di Courchevel?
«No, quella scoppola è dovuta all’infortunio della Liegi, non ha potuto fare la giusta preparazione. Questi trionfi sono dovuti alle due sconfitte filate del 2022 e del 2023, le motivazioni hanno portato Pogačar a questo. Chi è abituato a vincere, quando perde o si abbatte o si impegna di più».
L’appetito vien mangiando. Ci proverà ai Giochi?
«No, è un percorso troppo adatto ai velocisti. Giusto riposarsi, staccare, perché le fatiche non sono solo i 21 giorni di Tour, ma anche la precedente preparazione in altura».
Quindi cosa resta per impreziosire ancora l’annata?
«Il Mondiale di Zurigo è l’unica corsa che può fare la differenza per lui. Il Lombardia è adatto, ma ne ha già vinti tre. Ha vinto Liegi, Strade Bianche, Giro e Tour. Il Mondiale sarebbe l’apoteosi».
Nessuno ha mai centrato Giro, Tour e Vuelta nello stesso anno. Prossimo obiettivo?
«Nel 2023 Kuss ne ha vinto uno e fatto due top ten. Conquistare tutti e tre i grandi giri sarebbe bellissimo, ma umanamente è impossibile stare a quel livello per 63 giorni. Meglio fissare un paio di obiettivi per volta e preservarlo per tanti anni, altrimenti butti via la stagione seguente. L’ingordigia fa venire il mal di pancia... Tadej ha sempre detto che un giorno vuole vincere la Vuelta, la Roubaix, le altre corse magiche. Ma a qualcosa bisogna rinunciare».
Si fanno tanti paragoni con i grandi del passato. A chi assomiglia?
«I riferimenti sono Coppi, Merckx, Hinault. Pogačar sta creando un era, in uno sport moderno e con più nazioni che competono. Credo che per la sua età e le sue vittorie, assomigli a Hinault».
Tadej come l’ha visto in questi giorni?
«Era sereno, padrone della situazione. E domenica sera abbiamo festeggiato: dopo due anni è stata una grande gioia. E mercoledì (domani, ndr) sarà ricevuto dal presidente della Repubblica in piazza a Lubiana».
Anche per la vostra agenzia, peraltro, è stato un gran Tour: con Girmay e Philipsen fanno 12 vittorie su 21 tappe...
«La nostra social media manager ha avuto un sacco da fare, ha già chiesto l’aumento... Io ho sofferto la tensione soprattutto domenica 14, a Plateau de Beille, quando era tutto ancora in gioco. Per noi è il 5° Tour e il 12° grande giro vinto. E spesso vivo tutto con emozione, ma da solo».
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