Challenger «Città di Brescia», Vanni in finale contro Grigelis

L’aveva detto il giorno dei quarti, «ho battuto Robredo ma non mi basta, non voglio fermarmi in semifinale come l’anno scorso, voglio arrivare fino in fondo». Ieri Luca Vanni è stato di parola. Per la prima volta, al terzo anno del Challenger «Città di Brescia», un italiano è in finale, il trentunenne di Foiano.

La sua stagione, all’ingresso nel tabellone bresciano, parlava di un giocatore in difficoltà, soprattutto nell’ultimo periodo, che lo aveva visto impegnato in tre Challenger (Brest, Budapest, Ortisei) amari, chiusi con un’eliminazione al primo turno. Lunedì, poi, aveva definito la superficie del San Filippo «supersonica, non sono ammessi errori, puoi perdere anche senza essere stato realmente sconfitto, come capitato l’anno scorso a me contro Sijsling». Eppure proprio il PlayIt azzurro che pavimenta il palazzetto bresciano è diventato, giorno dopo giorno, un alleato determinante.

Dopo il derby con Travaglia, «Lucone» ha saputo ottenere scalpi illustri, partendo ogni volta da sfavorito, rigirando ogni volta il pronostico sul campo: Kavcic, Robredo e, ieri, Lacko, hanno dovuto scansarsi dal servizio ingestibile del toscano.

Nel match che chiudeva il programma, un pezzettino di scena se la sono presa anche i bresciani, che hanno risposto all’appello di Vanni del giorno prima («Avrò bisogno della spinta del pubblico di Brescia») giocando a fianco dell’italiano, supportandolo nei (pochi) passaggi difficili del suo match, alzando il clima nelle (tante) occasioni di allungo capitategli sulle corde. 

Come giustamente predetto dal foianese, la partita si gioca su pochi punti. O meglio, sul servizio di Vanni non si gioca. La palla viaggia già velocissima di suo, il tappeto la rende «supersonica».
Piovono ace: nove nel primo set, chiuso al tie-break con sei punti di fila in rimonta dall'1-4; addirittura dieci nel secondo, risolto al decimo game, convertendo il primo match point ed ottenendo l’unico break dell'incontro. Per battere il numero uno del tabellone serviva esattamente questa ricetta: non sbagliare nulla a servizio, essere aggressivo e prendersi dei rischi in risposta. Facile solo a dirsi.

Per il capolavoro definitivo, oggi serve superare l'ultimo ostacolo, Laurynas Grigelis. La sua storia ormai la conosciamo: nel torneo che sta incoronando gli underdog, lui è l’esempio più eloquente. Lucky loser (eliminato nelle qualificazioni e ripescato per il forfait di Rosol), inizia un viaggio irreale bruciando tappe apparentemente insuperabili, esempio massimo Leo Mayer. 

Il lituano spezza il sogno di una finale italiana battendo Salvatore Caruso (alla prima semifinale Challenger sul veloce) con un doppio 6-4. Una vittoria netta, meritata, inaspettata. Grigelis serve meglio e gioca più profondo, aiutato da un buon rovescio bimane. Il siciliano perde campo e appena calano le prime calano anche le sue chance di vittoria.

Oggi alle 17 la finalissima. I pronostici direbbero Vanni, ma se abbiamo imparato una cosa in questa settimana, è che non bisogna mai scommettere contro lo sfavorito, soprattutto se si chiama Laurynas.

Si è invece concluso con il successo della coppia russa formata da Aleksandr Kudryavtsev e Mikhail Elgin il torneo di doppio. Una finale molto combattuta, gradevole e con numerosi scambi di alto livello quella giocata contro gli olandesi Koolhof e Middelkoop (sconfitti 7-6 6-3), teste di serie numero uno del tabellone.