Galelli torna al gol col Darfo a un anno dalla diagnosi di tumore

Il destino ha voluto che il primo gol della nuova vita di Nicola Galelli, ala offensiva classe 1996 del Darfo Boario, avesse un peso specifico davvero notevole: una rete valsa l’1-1 contro il Casazza, respingendo così una squadra dietro in classifica ed evitando di inguaiarsi nel girone C di Eccellenza.
Ma Nicola Galelli sa che il ritorno al gol sarebbe stato importante anche se fosse stato celebrato in una semplice amichevole.
Nicola, che peso ha quella rete?
«Per la classifica ci tiene a distanza, per me è stata una liberazione: anche perché ho rischiato ben più della mia carriera. Ho visto la palla vagante in area e ci ho messo tutta la forza che avevo. Proprio caricando con la gamba destra, quella operata».
Da dove comincia la tua nuova vita?
«Era novembre 2023, stava finendo il girone d’andata ed ero già al Darfo. A fine gara sento un dolore forte alla gamba, nella zona del femore. Tutti noi, staff medico compreso, pensiamo alla pubalgia e così facciamo le classiche terapie previste per curare questa malattia. Ma dopo un mese non sento benefici e allora decidiamo di fare una risonanza magnetica. Quel che scopro a febbraio 2024 è di avere una lesione fibro-ossea nel femore: di fatto una grande massa tumorale che va rimossa al più presto».
Come si vive un momento del genere?
«Sono entrato in una bolla, mi sentivo come il personaggio di un film ma la vita era la mia. Ed era vita vera. Però devo dire che non ho mai perso la speranza e la fiducia, anzi sono sempre stato ottimista: non pensavo alla guarigione, ma già al ritorno in campo. Certo però la testa ha avuto comunque pensieri pesanti e lì mi hanno aiutato mia moglie e i miei genitori, oltre che mio fratello, i primi coi quali ho condiviso questo mio segreto».

Il tumore osseo si è rivelato benigno. Più del gol di domenica la vera liberazione è stata quella...
«L’esito è giunto a marzo 2024, dopo la biopsia, anche se i medici erano da subito abbastanza certi della natura benigna di quella massa: il fatto però che fosse molto grande – dovete pensare che ho subìto una asportazione di 40 centimetri alla coscia - destava un po’ di preoccupazione. Il tumore avrebbe potuto lasciare recidive pericolose. Che per fortuna sono state scongiurate».
In questo iter lungo e faticoso, che ruolo ha giocato il Darfo?
«Mi ha aspettato e sostenuto. Ha capito la situazione e mi ha detto che, una volta guarito, la mia maglia neroverde sarebbe stata ancora al suo posto. Io sono sempre stato ottimista, dicevo, e infatti non ho mai pensato a un piano B: o meglio, mi sono detto che prima avrei provato a restare giocatore d’Eccellenza e poi, in caso, sarei potuto scendere di categoria. E invece, a quanto pare, riesco ancora a dire la mia».
A livello fisico come è stato riprendere?
«Ho avuto il via libera a dicembre 2024, dunque dodici mesi dopo lo stop: al recupero del tono muscolare si sono aggiunte le noie per la pesante operazione subita. Ma sono dolori di adattamento, che sto ancora gestendo e che, dopo quello che ho passato, sono il problema minore».
Domenica dopo il gol ha ricevuto tanti messaggi. Ce n’è qualcuno che le ha fatto più piacere di altri?
«Non ne scelgo uno, perché non potrei farlo, dato che l’affetto di tutti merita riconoscenza. Però ricordo con piacere il sorriso del mio mister Fabio Raineri e l’abbraccio dei compagni, che era diverso da ogni abbraccio che si riceve in genere dopo un gol».
Perché di una rete differente da tutte le altre, in effetti, si è trattato…
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@Sport
Calcio, basket, pallavolo, rugby, pallanuoto e tanto altro... Storie di sport, di sfide, di tifo. Biancoblù e non solo.
