Brescia, incubo da provare a ridimensionare in un finale con 7 tappe

La sola certezza, già granitica e intaccabile nonostante manchino ancora sette partite alla fine della regular season, è che al suolo resteranno un mucchio di macerie (persino se in qualche impensabile modo la categoria potesse o dovesse essere salvata) che in qualche salsa occorrerrà rimuovere. E anche velocemente.
Chi lo farà? Come? Con quali prospettive? Sono tante e permeate di inquietudine e preoccupazione le domande che animano tutti coloro che hanno a cuore il Brescia e le sue sorti.
L'ultima volta in C
Quando il presente è infelice e il pensiero del futuro mette angoscia, di solito ci si rifugia nel passato. Solo che quello nel quale appare ormai tristemente avviato a ricalcare il Brescia insieme a chi lo ama, è uno ieri da coltellata e riporta ai giorni in cui l’ultima retrocessione effettiva in serie C (retrocesse anche la squadra ’14-15, una squadra che comunque era stata penalizzata di 6 punti e che poi venne ripescata) risale infatti alla stagione ’81-82, mentre è di 38 anni fa (stagione ’84-85) l’ultimo campionato giocato in quella terza serie nella quale dunque le rondinelle restarono intrappolate per tre stagioni.
Se da una parte è giusto iniziare a metabolizzare un pensiero che in realtà già da molti mesi accarezzava in negativo gli osservatori più attenti delle stranianti dinamiche del Brescia, dall’altro lato il cuore intende rifuggire il pensiero di una indecorosa retrocessione con la situazione in cui le rondinelle versano, aggravato dai modestissimi e più che mai mediocri valori del campionato di serie B. Inconcepibile una resa anticipata di sette giornate.
Non c'è stato senso di appartenenza
Per quanto l’idea che una squadra che ha vinto solo una delle ultime 25 partite possa colmare un gap di 6 punti dalla zona play out (potenzialmente sono pure 7 considerando che il Perugia potrebbe vincere nel recupero di domani con la Reggina) prendendo la quale si potrebbe salire sulla scialuppa del post season possa appartenere solo all’ultimissimo dei sognatori calato da Marte, ciò da cui non si può prescindere - o meglio ciò che va preteso -, per cominciare, è il salvataggio dell’onore. È il Brescia. Questo è il Brescia e no, non è ammissibile issare così bandiera bianca. Purtroppo, c’è che il senso di appartenenza non è stato instillato in un gruppo tra l’altro zeppo di stranieri o di giocatori che perlopiù sono stati ai margini.
Proprio partendo da questo presupposto, a esempio, ci si domanda come si possa pensare che Reuven Niemeijer - per dirne uno - bocciato praticamente da subito, bloccato in maniera inspiegabile nella partenza a ridosso del mercato di gennaio e comunque poi rimasto ugualmente ai margini, possa ora sentirsi realmente coinvolto in quella che sarebbe dovuta essere una missione finale senza esclusione di colpi. Che possa avere stabilito una reale connessione. Perché anche questo è successo: è stata sottovalutata l’importanza, invece decisiva, dell’aspetto mentale ed emotivo. Il nome di Niemeijer, appunto, giusto a titolo esemplificativo, ma il discorso potrebbe essere ampliato anche a giocatori ai quali invece di chances ne sono invece state date parecchie anche contro logica: vedi Fran Karacic, rimasto di malavoglia in particolare dopo aver fatto una comparsata ai Mondiali: sarebbe voluto partire a gennaio. Karacic che costò parecchio nel flop di Perugia e che ora nelle gerarchie è scivolato dietro a Yallow. Il tema di questi esempi è, ribadiamo, il non aver coltivato a sufficienza il senso collettivo di far parte di una causa comune.
Mettiamoci poi che tra i più coinvolti in questo senso - insieme ai Bisoli, ai Mangraviti, agli Andrenacci, ai Van de Looi... - è venuto meno causa annata fisicamente terribile anche uno come Andrea Cistana che ha potuto di fatto essere quasi un supporto «esterno».
Ma qualcosa, va fatto: l’incubo che si sta materializzando, va perlomeno ridimensionato: ci sono 7 tappe per farlo. Sette tappe che non possono trasformarsi in 7 stazioni da via crucis. Per salvare l’onore, anche solo quello, non è mai troppo tardi.
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