Brescia Calcio, la squadra è stata indebolita

Il Brescia non esce certo rinforzato dal mercato di riparazione. Anzi. Pensiamo che una squadra reduce da quattro sconfitte consecutive, cinque nelle ultime sei, che in estate era indicata da tutti come favorita per la promozione e che invece si ritrova a lottare per non retrocedere, che nelle ultime quattro partite ha segnato solo un gol e non su azione, che ha subito reti in 19 partite su 20, avesse bisogno di ben altro. Servivano certezze, sono aumentati i punti di domanda.
Tutta la responsabilità tecnica ricadrà sulle spalle di Dionigi, per altro già di suo non un allenatore esperto di serie B, ma è chiaro che sono tutte scelte di Cellino, colui che ci piacerebbe oggi rispondesse a una serie di domande che volevamo fargli già da giorni, ma non è stato possibile. Vorremmo solo capire il senso, la logica, il perchè di tutto questo. Il Brescia si è privato di Sabelli, Torregrossa e Dessena (l’addio dei primi due pesa molto di più di quello dell’ex capitano che resterà comunque nella storia per il gol promozione all’Ascoli) e ha preso Karacic, Fridjonsson (anche se era già in rosa da settembre), Pajac, Ninkovic e Pandolfi.
Quest’ultimi tre sono stati il «bottino» dell’ultimo giorno di mercato. Pajac ha giocato l’ultima partita il 5 gennaio 2020; Ninkovic è un talento vero, ma non gioca dal 31 luglio, da quando iniziò ad allenarsi in Serbia solo con un personal trainer fino ad ottobre quando è stato coinvolto in un terribile incidente stradale dopo il quale ha dichiarato: «Sono vivo per miracolo, i dottori hanno detto che la mia stagione è finita». Pandolfi arriva dalla serie C: 6 gol in 20 partite. Tradotto: i punti per la salvezza bisogna conquistarli con chi c’era già e ha dimostrato di non bastare. A partire da Donnarumma, un caso irrisolto. Ora si rischia grosso.
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