Basket

Mabel Bocchi, icona del basket che gareggiò per l’Atletica Brescia

La più grande giocatrice italiana di pallacanestro di ogni epoca si è spenta ieri, a 72 anni. Tra il 1972 e il 1975 fu tesserata per la società del professor Sandro Calvesi
Mabel Bocchi con la maglia del Geas Sesto San Giovanni - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Mabel Bocchi con la maglia del Geas Sesto San Giovanni - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Non è stata solo la più grande giocatrice italiana di basket di ogni epoca: Mabel Bocchi ha rappresentato un modello, di donna e di atleta, un esempio per le generazioni, passate e future. Liliana «Mabel» Bocchi, è morta ieri, a 72 anni, stroncata da una grave malattia nella sua casa di San Nicola Arcella, in Calabria.

Ha scritto pagine indelebili nella storia della pallacanestro italiana femminile tra gli anni ‘70 e gli anni ‘80, capace poi di reinventarsi, giornalista sia televisiva (alla Domenica Sportiva) sia della carta stampata (Corriere della Sera e Gazzetta dello sport) con incursioni anche nella politica e da «sindacalista» sportiva.

La carriera

Nata a Parma il 26 maggio 1953, la carriera cestistica di Mabel Bocchi iniziò nel 1968 con la Partenio Avellino, che trascinò subito alla promozione in Serie A. L’anno successivo il trasferimento al Geas Sesto San Giovanni, dove si laureerà campionessa d’Europa di club (l’attuale Women Euroleague) nel 1978, primo titolo continentale femminile da parte di una squadra italiana di qualsiasi disciplina sportiva, vincendo poi otto scudetti in nove stagioni con la squadra sestese.

Con la nazionale (113 presenze e 1058 punti in totale) ha disputato tre campionati europei (terzo posto a Cagliari nel 1974) e un campionato del mondo nel 1975 in Colombia, dove l’Italia chiuse quarta con Bocchi capocannoniere del torneo eletta miglior giocatrice del mondo. E nel 2007 è stata la prima giocatrice a ricevere l’Italia Basket Hall of Fame, la massima onorificenza del basket italiano.

Con l’Atletica Brescia

C’è un passaggio meno noto della carriera di Mabel Bocchi che la collega alla nostra provincia. Avendo stretto con lei un forte legame ai tempi dell’Isef della Cattolica di Milano, il professor Sandro Calvesi la tesserò per l’Atletica Brescia 1950, facendola gareggiare nel salto in alto dal 1972 al 1975. In quel periodo la campionessa stabilì il primato bresciano della specialità, saltando 1,67 metri in una gara disputata all’Arena di Milano il 27 maggio 1973.

Il cinema e le battaglie

Negli anni ’80 si concesse anche un’incursione nel mondo del cinema, apparendo al fianco di Renato Pozzetto e Adriano Celentano nel film «Lui è peggio di me». Mabel Bocchi ha combattuto diverse battaglie, anche fuori dal parquet, battendosi per maggiore equità di trattamento rispetto ai «colleghi» maschi.

«Non sopporto le ingiustizie, le disparità di trattamento, le donne atlete valutate e pagate molto meno degli uomini – raccontava in un’intervista del 2019 –. E allora parto in quarta, e becco squalifiche dalla federazione, richiami, multe. Ma non importa, rifarei tutto. Quando giocavo, mi battevo perché avessimo anche noi atlete diritto al medico fisso, al massaggiatore, alla diaria. Avevo scoperto che se fosse caduto l’aereo con la nostra squadra sopra alle nostre famiglie sarebbe stato dato 10, a quelle dei maschi 50. Ero di sinistra in modo ribelle, istintivo». Parole e fatti che hanno fatto di lei una icona dello sport al femminile.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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