L’investitura di Scariolo per Poeta: «Alla Germani porterà empatia»

Un’investitura in piena regola. Dopo l’incarico della guida della «nuova» Germani per coach Giuseppe Poeta, tra i tanti a celebrare la nuova avventura dell’ex playmaker di Battipaglia non poteva mancare una delle voci più autorevoli della pallacanestro mondiale. Se «investitura» deve essere, insomma, quella di «Don» Sergio Scariolo... vale doppio.
Dal ritiro della Nazionale spagnola, l’allenatore bresciano vigila sulle vicissitudini della squadra di quella che è stata, è tuttora e rimarrà sempre la sua città, ossia Brescia, e sulle sue amicizie. Tra queste, proprio quella con Peppe Poeta. Tra l’altro, l’incrocio è vicino. Gli azzurri incontreranno la Spagna in amichevole dopodomani, martedì, al Wizink Center di Madrid.
«Voglio fare subito una premessa - spiega Scariolo -. In questi anni ho conosciuto bene Peppe come persona così come ho conosciuto il Poeta giocatore, che ho allenato (al Baskonia, nel 2014, ndr). Non posso dire di aver conosciuto l’allenatore, sarei un bugiardo se lo affermassi, anche se persone di cui mi fido me ne parlano bene».
Schietto e sincero, Don Sergio, con tutta la lungimiranza che lo contraddistingue, prova a immaginare il futuro.
Scariolo, secondo lei Poeta ha bruciato le tappe?
«Ha vissuto una carriera da assistente molto rapida. Questo, però, per come la vedo può avere grandi vantaggi. Le due stagioni nello staff di Messina gli hanno permesso di avere un riferimento decisamente elevato. Ettore è uno tra i più grandi allenatori d’Europa. Lavorare in quegli ambienti credo che abbia aiutato Poeta non solo a imparare, ma anche a ritagliarsi quello spazio necessario per poter agire e operare direttamente sul campo».
Insomma, la gavetta all’Olimpia Milano di Messina, seppur breve, potrà essere spesa già da subito. Quali sono le migliori qualità di Poeta?
«Il suo punto forte è la grande empatia e la capacità di legare con il gruppo di giocatori. Lo è stato anche lui fino a poco tempo fa (l’ultima esperienza in campo risale alla stagione 2021-2022, a Cremona, ndr). Probabilmente, aveva bisogno di separarsi da quella dimensione per poter allenare. D’altro canto, il ruolo in cui ha sempre giocato, la sua espressività e la sua leadership hanno sempre lasciato intendere che, un giorno, sarebbe diventato capo allenatore».
E a livello tecnico?
«È sicuramente un grande appassionato di pallacanestro, gli piace il gioco e gli piace questo mondo. È senza dubbio un personaggio a tutto tondo. Tutti, giustamente, si aspettavano che sarebbe rimasto in questo ambiente. Sono molto curioso di vedere come sarà il suo stile, che scelte farà».
Che allenatore sarà, dunque, secondo lei?
«È chiaro che è tutto da scoprire e questa è la cosa più bella. Per ogni coach».
Anche lei, tanti anni fa, fu un debuttante...
«Tutti siamo stati debuttanti, a me è capitato quando avevo 28 anni dopo aver allenato le giovanili e aver fatto l’assistente a Brescia. Ho vinto lo scudetto con la Scavolini Pesaro al primo anno... È stata una prima volta molto particolare».
Quale augurio può fare al debuttante Poeta?
«Gli auguro, e mi auguro, che possa andare bene e possa iniziare con il piede giusto. Credo che il tirocinio fatto finora, anche grazie all’esperienza con la Nazionale italiana, gli possa permettere di affrontare questa esperienza con fiducia in se stesso e nelle buone possibilità di riuscita del progetto. Chiaramente, a determinare tutto, alla fine, saranno anche i risultati. A lui e alla Pallacanestro Brescia va il mio più grande e sentito in bocca al lupo».
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