Germani agrodolce: è un’eliminazione tra dispiacere e applausi

Pensare che la montagna abbia partorito un topolino è una tentazione in cui non si dovrebbe cadere. Perché, certo, la Germani affrontava il quarto di finale con la Dinamo Sassari con il sostanzioso vantaggio del fattore campo a favore. E con un divario di 8 punti conquistati in più al termine della regular season.
Il cammino
Al proposito: se la Pallacanestro Brescia, dalla Final Eight di Coppa Italia in poi, ha vinto tanto, di fatto consolidando di domenica in domenica il proprio ruolo di terza forza del campionato, il Banco di Sardegna da marzo in poi è venuto a compimento come collettivo, «risolvendosi» tatticamente e impostando la rotta sui play off dopo due brutte sconfitte (con Tortona e Reggio Emilia) che avevano reso la partecipazione alla post season non così scontata.
Nonostante i percorsi opposti (consolidamento contro propulsione) e nonostante i favori del pronostico, la serie che ha portato all’eliminazione di Moss e compagni è stata strana ed ha avuto una traiettoria tutta sua. La si era definita «equilibrata», ma l’equilibrio è stato fragilissimo. Si è infatti spezzato in gara -2, quella in cui Sassari ha «strappato il servizio» a Brescia, vincendo al PalaLeonessa. Forse, l’unica delle quattro sfide per la quale provare vero rimorso. Perché quando il duello s’è spostato (sull’1-1) in Sardegna, tutto è girato storto. Degli 80 minuti complessivi al PalaSerradimigni, Della Valle ne ha giocati 5.
I primi di gara -3
Gabriel è stato indisponibile nella partita da dentro-fuori di domenica sera. Gli equilibri della squadra sono stati centrifugati in una fase della stagione in cui c’è poco tempo per pensare. La Dinamo ha ringraziato, ma ha pure faticato a spacchettare il regalo offerto dalle circostanze, uscendo viva per miracolo dal frontale con la Germani decimata, ma strabordante d’orgoglio, che si è presentata alla palla a due di gara -4. Proprio il modo in cui si è arrivati al fatidico 98-95 che ha fatto alzare in piedi tutto il PalaSerradimigni è la prova tangibile che no, la montagna non ha partorito un topolino. E no, la Germani non si è squagliata sul più bello.
Certo è che per questo gruppo, inteso come uomini che per la prima volta lavorano insieme, i ritmi dei play off hanno rappresentato uno scarto netto rispetto alla routine delle mille «settimane tipo» vissute in stagione. Ed è altrettanto vero che, in partite così decisive, era legittimo aspettarsi di più o di meglio da John Brown III. Non già perché dovesse garantire chissà quanti punti, ma perché - dopo aver galleggiato in assetto di rodaggio in tre partite di campionato senza peso - il lungo americano non è stato in grado di andare oltre un apporto tra il sufficiente e l’abbastanza buono. Considerato curriculum anche recentissimo (il giocatore aveva legittime speranze di vincere il titolo di defensive player di Eurolega) e l’investimento, aspettarsi altro era legittimo, anche se in più di una partita della serie ha espresso una presenza che né Cobbins, né Burns sono stati in grado di manifestare.
Crescita
Si può vedere l’operazione Brown III da mille angolature. E può essere legittimo il pensiero di chi crederà che, tutto sommato, alla luce di tutto si poteva finire la stagione con gli uomini che l’avevano iniziata, risparmiando. Ragionando magari anche solo nella logica di costi suddivisi per numero (esiguo) di partite poi realmente giocate. In realtà l’acquisto è stato decisamente sensato ed ha rappresentato un passaggio di maturità a ogni livello: la società che prova a pensare ancora più in grande, lo staff che ha il coraggio di affrontare la doppia sfida di integrare un giocatore cruciale e di modificare in qualche modo un sistema «sicuro».
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Ammesso che le parole Brown III e rischio possano stare nella stessa frase, chi non risica... Il paradosso è quindi il seguente: una Germani così bella e forte non è scontato che ritorni presto e valeva almeno la semifinale scudetto. Ma è accettabile che sia finita così. Con una smorfia di dispiacere e le mani che applaudono. Incontro con i tifosi. Intanto domani alle 20, al Palaleonessa, tutta la squadra, lo staff e i membri degli uffici aspettano i tifosi per una cena informale a base di pane e salamina: un’occasione per chiudere insieme la stagione.
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