Yamaha Tdm, vincente da oltre vent'anni
La bicilindrica della Casa dei tre diapason è salita nel tempo da 750 a 900 cc, adottando nel contempo tutti i miglioramenti offerti dall'elettronica, a cominciare da Abs ed iniezione. Impagabile per viaggiare

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Non è una novità dell'ultima ora ma il suo successo è costante e continuo: la Yamaha TDM, nelle sue varie versioni, esiste da quasi vent'anni e oggi la 900 dell'attuale listino è ancora tanto richiesta. Questa media da granturismo della casa dei tre diapason è dunque oggi, come negli anni precedenti, molto apprezzata in tutte le nazioni europee per il suo grande equilibrio, per l'elevata capacità di carico, per i suoi costi di manutenzione e d'uso abbastanza contenuti. La TDM è una moto a due cilindri di buone prestazioni ma soprattutto di tante qualità medio alte in tutte le sue componenti di base: ottimo il motore, potente e tetragono a ogni sforzo; ottima la ciclistica che permette una elevata maneggevolezza e una buona tenuta di strada; completo il listino degli accessori (originali e non) che permettono di arricchire la TDM con una accessoristica adatta al turismo a medio e lungo raggio.
La TDM nasce quasi quattro lustri fa nella primitiva cilindrata di 850 centimetri cubici (con alimentazione a carburatori) e, allora, apparve quale evoluzione più stradale della prima Super Teneré 750: il motore è un due cilindri frontemarcia con raffreddamento a liquido, doppio albero a cammes in testa, quattro valvole per cilindro, cambio a sei rapporti; la particolare fasatura dell'albero motore (verrà mutata poi in una successiva versione della TDM 850) trasmette le piacevoli vibrazioni del due cilindri, molo attenuate però dall'efficace controalbero che agisce in modo davvero egregio. Complice una ciclistica e un telaio decisamente a punto (a travi di alluminio con il motore che fa da parte portante), la TDM si rivela ben presto molto guidabile e piacevole nell'uso, grazie a una elevata maneggevolezza che la fa preferire anche da chi con questa moto vuol viaggiare da solo o in coppia, comunque carico di bagagli.
Il motore a due cilindri subisce una prima radicale evoluzione, rimanendo sempre nella cubatura degli 850 cc., quando Yamaha decide di variare la fasatura a 270° per dare ancora maggior piacevolezza d'uso ai bassi regimi e una ulteriore dose di coppia e cavalli; la cilindrata ora è al limite dei 900 centimetri cubi, quasi dieci anni dopo la prima apparizione della TDM, quando la casa giapponese decise anche per il passaggio all'alimentazione a iniezione elettronica per essere a norma (la TDM è un Euro 3) con le rigide leggi in tema di inquinamento. Il 900 del TDM, l'attuale modello tutt'oggi in vendita a poco meno di 9.000 euro (ABS compreso), è una moto completa e ormai matura che ricorda tuttavia gli stilemi iniziali ma che si presenta in tutta la sua efficacia: il cupolino ripara efficacemente dall'aria, la posizione in sella con il manubrio abbastanza rialzato e la sella posta ad una altezza ancora accettabile (82 centimetri dal suolo) propongono una guida di sicura presa, ma anche molto comoda. Sul piano della ciclistica l'avvento dell'Abs (Yamaha lo propone ormai su tutti i modelli del suo listino) ha ulteriormente affinato un reparto freni davvero poderoso che è coadiuvato da sospensioni molto a punto; 193 i chilogrammi di massa con il serbatoio del carburante che contiene ben 20 litri. Un mezzo dunque, la Yamaha TDM, ancora attuale e le costanti richieste di questi anni confermano la bontà di scelte strutturali ben pensate e realizzate.
La TDM nasce quasi quattro lustri fa nella primitiva cilindrata di 850 centimetri cubici (con alimentazione a carburatori) e, allora, apparve quale evoluzione più stradale della prima Super Teneré 750: il motore è un due cilindri frontemarcia con raffreddamento a liquido, doppio albero a cammes in testa, quattro valvole per cilindro, cambio a sei rapporti; la particolare fasatura dell'albero motore (verrà mutata poi in una successiva versione della TDM 850) trasmette le piacevoli vibrazioni del due cilindri, molo attenuate però dall'efficace controalbero che agisce in modo davvero egregio. Complice una ciclistica e un telaio decisamente a punto (a travi di alluminio con il motore che fa da parte portante), la TDM si rivela ben presto molto guidabile e piacevole nell'uso, grazie a una elevata maneggevolezza che la fa preferire anche da chi con questa moto vuol viaggiare da solo o in coppia, comunque carico di bagagli.
Il motore a due cilindri subisce una prima radicale evoluzione, rimanendo sempre nella cubatura degli 850 cc., quando Yamaha decide di variare la fasatura a 270° per dare ancora maggior piacevolezza d'uso ai bassi regimi e una ulteriore dose di coppia e cavalli; la cilindrata ora è al limite dei 900 centimetri cubi, quasi dieci anni dopo la prima apparizione della TDM, quando la casa giapponese decise anche per il passaggio all'alimentazione a iniezione elettronica per essere a norma (la TDM è un Euro 3) con le rigide leggi in tema di inquinamento. Il 900 del TDM, l'attuale modello tutt'oggi in vendita a poco meno di 9.000 euro (ABS compreso), è una moto completa e ormai matura che ricorda tuttavia gli stilemi iniziali ma che si presenta in tutta la sua efficacia: il cupolino ripara efficacemente dall'aria, la posizione in sella con il manubrio abbastanza rialzato e la sella posta ad una altezza ancora accettabile (82 centimetri dal suolo) propongono una guida di sicura presa, ma anche molto comoda. Sul piano della ciclistica l'avvento dell'Abs (Yamaha lo propone ormai su tutti i modelli del suo listino) ha ulteriormente affinato un reparto freni davvero poderoso che è coadiuvato da sospensioni molto a punto; 193 i chilogrammi di massa con il serbatoio del carburante che contiene ben 20 litri. Un mezzo dunque, la Yamaha TDM, ancora attuale e le costanti richieste di questi anni confermano la bontà di scelte strutturali ben pensate e realizzate.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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