Perché Jannik Sinner al momento non ha rivali

Sul veloce, adesso, non ha rivali. Se gioca così, proprio non ne ha. Jannik Sinner pare aver portato il tennis a un altro livello, almeno quando si tratta di giocare sulla superficie che predilige. Rendono molto bene l’idea le parole pronunciate da Casper Ruud dopo una rumba colossale inflittagli dall’altoatesino, alle ultime Atp Finals. «Non ti lascia respirare – le parole del norvegese –. Per me, dalla tv, in tanti non si rendono conto di quanto giochi veloce Sinner. Per capirlo lo devi guardare dal vivo».
Ma il concetto centrale arrivava col paragone tra Sinner e Djokovic, che è «solo» il tennista più vincente della storia. «Con Nole puoi scambiare. Sinner ti lascia senza fiato». Benvenuti in una nuova era di questo sport incredibilmente bello, insomma. Posto che pure il mondo della racchetta è in costante evoluzione, tutto lascia pensare che il futuro sarà all’insegna di Jannik. Tra tutti, è quello che gioca più decontratto. La racchetta, quando esegue uno dei suoi dritti-cannonata, finisce – velocissima e leggera – dietro la schiena, praticamente tornando (rivolta al contrario) alla posizione di partenza. Il numero 1 al mondo arriva su quasi tutte le palline col bilanciamento corporeo ideale per eseguire un colpo esplosivo e penetrante.
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Velocità di palla – dunque –, tempo di reazione, profondità, geometria, incisività. In uno sport di percentuali, Jannik esegue con una precisione elevatissima. Poi c’è il servizio, fondamentale cardine. E c’è l’aspetto mentale, che è ciò che permette di attivare tutto quello che è stato descritto fin qui. In poche parole: niente testa, scordati di giocare in quel modo, specie sotto pressione, condizione nella quale – invece – Sinner non sta tremando. Zverev, 28 anni il prossimo 20 aprile, è il numero 2 al mondo? Al momento non riesce nemmeno a prendere la targa all’altoatesino.
Alcaraz (numero 3, 22 anni il prossimo 5 maggio) è probabilmente il giocatore più completo dell’era moderna. Nell’head to head, tra l’altro, è avanti 6-4 su Sinner. Forse proprio l’abbondanza di colpi che sa eseguire a livello superbo diventa arma a doppio taglio, se accompagnata da una lucidità intermittente nella «shot selection». Sulla terra e sull’erba, comunque, ha vinto più di Jannik (suoi gli ultimi due Wimbledon e l’ultimo Roland Garros). La prima rallenta, leva qualcosa al servizio meno lavorato, esalta resistenza e strategia, premia il topspin. La seconda abbassa le traiettorie, incentiva le variazioni, l’attacco, il gioco al volo. Il percorso di crescita di Jannik passa proprio dalla capacità di crescere su queste due superfici.
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