Sci, Franzoni: «Quasi a podio? È la prova del mio carattere»

La nuova missione, adesso, è rendere normali le cose dell’altro mondo. E quando si parla di altro mondo, non è solo perché Giovanni Franzoni il risultato atteso da tempo l’ha colto a quasi novemila chilometri da casa, in Colorado. Ma anche perché, per uno che in trenta partenze di Coppa del Mondo aveva raccolto solo sei piazzamenti nei 30 arrivando al massimo 22°, arrivare quarto a 13 centesimi dal podio può sembrare una pazzia.
E invece no, perché Giovanni Franzoni, l’unica vera speranza italiana della nuova generazione azzurra della velocità, quel risultato lo aveva nelle corde. Così è se nel curriculum vanti già tre titoli iridati Junior e se quel «colpo» lo avevi sfiorato già due anni fa, sulla stessa pista, a Beaver Creek, sempre in superG. Uscendo a due porte dal traguardo…
Rammarico e fiducia
«E quando in ricognizione ho visto che nel finale c’era una porta lunga e non un angolo importante come nel 2022 ho tirato un sospiro di sollievo – racconta il 2001 di Manerba –. Ho voluto rischiare, mi sono divertito e ho preso solo 14 centesimi dai migliori al mondo sul muro. Il podio l’ho perso proprio nel finale, sono stato fin troppo preciso. C’è rammarico, se sei così vicino certe occasioni vanno prese al volo. Ma mi dà anche tanta fiducia».
Podio
Quella c’era anche prima, magari non così evidente. «Il podio? Ora ci penso, perché sembra possibile. Ma lo pensavo già prima del superG. Quando ero in ricognizione ne ero convinto, quando ho visto che Feurstein, uno che lottava con me in Coppa Europa e ai Mondiali Junior, era terzo, mi ha caricato ancor di più».
Si chiude un cerchio
Arrivare quarto non è solo un numero, non è solo felicità. È la chiusura di un cerchio, tra le lacrime, subito dopo il traguardo: «Mi sono tolto un peso, ho visto che posso essere al livello dei migliori. Lo dedico a me stesso, perché so cosa ho passato. In due anni ho fatto un percorso veramente difficile, non pensavo di passare momenti così. Quando mi sono tolto gli sci ho pensato alla riabilitazione dopo l’infortunio, ai momenti brutti, ai punti recuperati, a quando volevo smettere, ho iniziato a piangere. Ci saranno altri momenti bui, ma so che posso uscirne».
Obiettivi
Tutto qui? «No, voglio crescere in discesa e confermarmi in superG. Centrare un podio sarebbe incredibile, occhio a Bormio e Kitzbühel, potrebbero esserci sorprese». E intanto, per gradire, c’è il pass mondiale: «Le regole erano chiare, serviva entrare nei sei. Direi che ci sono...».
A proposito, una volta disse che in famiglia i complimenti non abbondano. Stavolta? «Era notte in Italia e mio padre aveva la voce bassa, ma mi ha detto “bravo”. Sentire i genitori orgogliosi è stata una soddisfazione, devo tanto alla mia famiglia e al preparatore Carosi: ho dormito anche nel suo garage per recuperare, sa cosa ho passato».
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