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Sara Bellini, la predestinata della pallamano fedele alla Leonessa

Dall’esordio in A1 a 17 anni all’essere capitana a 22: «Non mi muovo da Brescia, qui ho tutto per migliorare»
Da sempre in campo con la Leonessa - Foto New Reporter Papetti © www.giornaledibrescia.it
Da sempre in campo con la Leonessa - Foto New Reporter Papetti © www.giornaledibrescia.it
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Mai fidarsi della prima impressione, a meno che non si stia parlando di Sara Bellini, classe 2001, forte centrale della Pallamano Leonessa che ha debuttato in A1 a 17 anni. Il 15 settembre 2018, nella partita contro l’Oderzo che non si stava mettendo troppo bene, l’allenatore Gaspare Scalia la buttò nella mischia e il match cambiò volto. La regista titolare Sabrina Colombo - arrivata come rinforzo estivo - fu costretta a farle spazio anche nelle gare successive fino a lasciare il club a stagione in corso e Sara fu tra le protagoniste della finale di Coppa Italia (persa a testa alta con la corazzata Salerno) e dei play out.

«Ricordo soprattutto la partita a Civitavecchia contro la Flavioni - racconta -, anche perché ci mancava una giocatrice del calibro di Tanic. Non uscii mai dal campo e ottenemmo una vittoria fondamentale». La ciliegina sulla torta arrivò con il 20-17 sul Cassano Magnano che garantì l’aritmetica salvezza e Bellini fu top scorer grazie a ben 9 gol.   

Una predestinata

Sara Bellini - Foto New Reporter Papetti © www.giornaledibrescia.it
Sara Bellini - Foto New Reporter Papetti © www.giornaledibrescia.it

Da allora l’etichetta di predestinata ha accompagnato tutta la carriera di Sara, tributo inevitabile da pagare a un esordio così scoppiettante. Eppure quell’exploit contro le varesine rimase l’ultimo in A1, perché nell’estate successiva il Brescia decise di scendere di categoria per far giocare di più le ragazze del vivaio, ha proseguito nella sua scelta rinunciando alla promozione del 2019/’20, ha disputato in A2 pure le tre ultime stagioni e quest’anno si è iscritta al campionato Aics.

E Sara Bellini, invece di andare altrove, ha seguito il destino della Leonessa, nonostante le continue proposte di altre società: «Ogni estate l’hanno chiesta quasi tutti i club di A1 - sospira il presidente Narcisio Paganotti -: io, nello stile del club, ho sempre risposto ai miei interlocutori di rivolgersi direttamente alla ragazza». Grata della considerazione, Sara ha comunque sempre risposto no a chi gli prospettava un’altra destinazione. Succede nella vita, se certi valori vengono prima di ogni altra cosa.

Fedeltà

Esultante con le compagne - © www.giornaledibrescia.it
Esultante con le compagne - © www.giornaledibrescia.it

Sull’argomento Sara è sempre stata categorica. «Io qui mi trovo bene e non vedo il motivo di andare via, i traguardi sportivi della carriera li voglio raggiungere con la Leonessa, né considero un declassamento la svolta societaria, dettata dall’esigenza di farci giocare di più perché nell’ultimo torneo di A2, con poche squadre, ci era anche capitato di scendere in campo una volta al mese».

Una scelta pagata con dolorose rinunce, come quella alla nazionale cui Sara si era avvicinata dopo la stagione d’esordio di A1. «Non ho rimpianti, io credo che la crescita di un’atleta, al di là della categoria o della maglia che indossa, dipenda da chi la allena. In questo senso sono sempre stata fortunata, sin dai tempi di Palazzolo, dove ho avuto un maestro come Riccardo Riccardi che quando avevo 8 anni mi ha fatto scoprire questo sport. Ed ora ho l’opportunità di essere guidata da Simona Savoldi, un simbolo della nostra pallamano. Da lei e dalla vice Federica Galli ogni giorno imparo qualcosa».

L’allenatrice ricambia la stima: «Coraggio, cuore, determinazione sono i suoi punti di forza, sono molto orgogliosa di Sara, perché ad ogni allenamento e in ogni partita dà sempre il massimo. Le sue doti tecniche principali sono la rapidità e l’esecuzione del tiro, può migliorare nella difesa».

Leader

Anche ora che è impegnata a tempo pieno nel lavoro, Sara mette la pallamano al centro dei suoi interessi. «Con lo sport mi sento cresciuta come persona. Da piccola ero piuttosto irascibile, in campo ho imparato a controllare le mie emozioni». Ed a 22 anni si è trasformata in leader. È accaduto che la storica capitana Zoraima Torriani saltasse qualche partita ed allora Sara Bellini si è accorta di essere la meno giovane in una formazione composta da ragazze quasi tutte al di sotto dei 18 anni. «Ho capito che le mie responsabilità erano aumentate e che avrei dovuto essere un punto di riferimento per tutte, prendendomi anche tiri difficili. Però - conclude sorridendo - tutto mi aspettavo tranne che qualcuna, sia pure per scherzo, mi chiamasse vecia...».

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