Roberto Pietta, dal calcio all’Ironman: «E tutto parte dall’orgoglio»

Si sa, capita che le donne riescano a farci fare qualunque cosa, senza che ce ne rendiamo nemmeno conto. Successe a Roberto Pietta, 35 anni, quando l’amica Nicole Cantoni – tra il serio e il faceto – conoscendo il suo passato sui campi della provincia una volta gli disse: «Il calciatore non è uno sportivo vero e proprio».
Punto nell’orgoglio, l’ex difensore che ha esordito anche in C2 accettò di partecipare a una maratonina per smentirla. «Fu una rivelazione per me e per lei – ricorda oggi – riuscii a concludere la gara senza fermarmi mai e chiudendola a 4’20” al chilometro, non male per un debuttante». Fu così che Roberto, dopo una vita a marcare attaccanti, decise di dare una svolta totale alla sua pratica sportiva dedicandosi alle lunghe distanze, al podismo aggiunse ciclismo e nuoto trasformandosi in un triatleta.
La svolta
Quella definitiva fu quando l’amatissima moglie Elisa Migliorati senza volerlo gli tirò un brutto scherzo. «Le chiesi di iscrivermi all’Ironman medio di Nizza, qualche giorno dopo l’organizzazione mi invitò a portare sul posto la bicicletta già il venerdì, come si fa per gli Ironman classici, quelli cioè sulla distanza di 3,8 km di nuoto, di 180 in bici e della maratona. Elisa si era confusa, mi aveva iscritto alla gara più lunga per cui non ero preparato».

Impossibile cambiare programma e non restò che cercarsi un volo e l’albergo per raggiungere quanto prima la Francia, dove Roberto stupì innanzitutto se stesso, portando a termine la durissima prova in poco più di 11 ore. Fu quel giorno che capì di essere tagliato per questo genere di disciplina, si è specializzato nell’Ironman medio (1,9 km di nuoto, 90 km di bicicletta e la maratonina) e quest’anno si è guadagnato la partecipazione ai prossimi campionati mondiali che si svolgeranno in Nuova Zelanda il 15 dicembre prossimo.
Scelta
Al di là degli episodi, non c’è nulla di casuale in tutto ciò. «La vera svolta – ricorda Pietta - c’è stata durante il lockdown quando mi sono rimesso in discussione. Giocavo a pallone da quando avevo 5 anni, sentivo di dover cambiare e quando è stato possibile tornare ad allenarsi ho scoperto il piacere di poterlo fare da solo, spesso in mezzo alla natura. Durante una prova di lunga distanza hai tempo per riflettere sui veri valori della vita, non mancano momenti di difficoltà e devi imparare a superarli. Per me è importante incontrare lungo il percorso volti amici, sapere che troverai il sorriso dei tuoi figli dà una carica incredibile».
La giornata stessa di Roberto Pietta è un Ironman, perché è interminabile. Sveglia all’alba e alle 6 è già alla palestra Five (il numero di maglia indossata da calciatore) aperta da qualche anno dove fa anche il preparatore e il personal trainer. Fra una lezione e l’altra – magari dopo essere passato a scuola a prendere uno dei figli - trova il tempo per allenarsi tutti i giorni e tra chi lo segue nel nuoto, assieme a Mirko Gazzoni, c’è proprio Nicole Cantoni nello staff che comprende il nutrizionista Nazzareno Boldrini. Una vita intensa affrontata da Roberto con una positività che finisce col coinvolgere anche i frequentatori della palestra.

«Nulla sarebbe possibile senza la collaborazione di mia moglie – chiarisce - che mi segue ovunque assieme ai nostri due bambini e per la conduzione della palestra posso contrare su 4 giovani colleghi molto preparati». A sua volta, Pietta allena atleti di triathlon. «Spiego loro che la prima cosa da curare è l’agenda per conciliare il training con gli impegni di lavoro. Li vedo sollevati quando dimostro loro che la cosa diventa possibile se si hanno importanti obiettivi da raggiungere».
Ora la sfida più intrigante, confrontarsi con i più grandi specialisti del mondo della sua età. «La mia strategia è basata su costanza e resistenza, nel 2024 ho migliorato i tempi in tutte le competizioni, sono arrivato a svolgere anche 12 sezioni settimanali di allenamento e il lunedì in tutte e tre le discipline. Il mio sogno? Partecipare nel 2025 a entrambi i Mondiali, sulla media e sulla classica distanza». Forte di una rete che lo sostiene con affetto – sul lavoro e in famiglia - Roberto non lascia, semmai raddoppia.
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