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Pogacar: «Tour e Mondiale tra i miei obiettivi. Italia e Brescia, ci torno volentieri»

Il campionissimo di ciclismo sloveno a Brescia per l'Aj All Sports, «scuderia» dei fratelli Carera ci appartiene
Pogacar al Centro Michelangelo di Brescia per una partita a padel - © www.giornaledibrescia.it
Pogacar al Centro Michelangelo di Brescia per una partita a padel - © www.giornaledibrescia.it
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Una partita a Padel per tenersi piacevolmente in esercizio ieri sera al Centro Sportivo Michelangelo di Brescia prima di partecipare stasera alla festa dell’Aj All Sports, la «scuderia» dei campioni di ciclismo fondata dai fratelli Alex e Johnny Carera bresciani d’adozione, al QI di Rovato.

Così Tadej Pogacar, numero uno del ranking mondiale di ciclismo da ben tre anni, si ferma qualche giorno a Brescia durante un periodo di vacanza dall’attività agonistica, pronto a riprendere fra poche settimane la preparazione in vista della nuova stagione. Ne approfittiamo per una chiacchierata con questo grandissimo campione, che, nonostante i successi non ha perso la sua umiltà e semplicità.

Non è la prima volta che il 25enne sloveno viene nel Bresciano, da giovane ha persino corso sulle nostre strade. All’inizio della nostra intervista gli mostriamo una foto del podio della Montichiari-Roncone del 2016 organizzata dall’Aspiratori Otelli dove arrivò terzo alle spalle di Alessandro Covi, oggi suo compagno alla Uae.

Un giovanissimo Tadej Pogacar  sul podio della Montichiari-Roncone nel 2006 - © www.giornaledibrescia.it
Un giovanissimo Tadej Pogacar sul podio della Montichiari-Roncone nel 2006 - © www.giornaledibrescia.it

Ricorda quel periodo? Pensava allora di diventare un campione?

«Sì, ricordo la gara e quel periodo spensierato passato con la Nazionale slovena. Non pensavo di diventare così famoso, all’epoca pensavo solo a divertirmi».

Nella sua giovane carriera ha già vinto due Tour de France, due Tirreno Adriatico, una Parigi Nizza, classiche monumento come il Giro di Lombardia (tre edizioni consecutive), la Liegi, il Giro delle Fiandre e poi Amstel e Freccia. Quale vittoria le ha dato le emozioni più forti?

Pogacar sul traguardo di Bergamo lo scorso ottobre: tre le edizioni del Giro di Lombardia che ha fatto sue
Pogacar sul traguardo di Bergamo lo scorso ottobre: tre le edizioni del Giro di Lombardia che ha fatto sue

«Direi il Tour de France, è una corsa di tre settimane con tante storie e situazioni, sfide e battaglie. E poi il prestigio di vincere questa corsa, la premiazione sui campi Elisi».

Nel suo palmares mancano la Sanremo che ha sfiorato in più occasioni, la Roubaix e il Giro che non ha mai corso. Pensa un giorno a correrle?

«All’elenco aggiungerei Vuelta, campionati del mondo e Olimpiadi. Ci sono tante corse da poter vincere, io ci proverò, farò il massimo. La carriera però non dura per sempre e devo fare delle scelte».

Se dovesse sceglierne una quale corsa le piacerebbe vincere maggiormente?

«Il Mondiale perché per un anno indossi poi la maglia simbolo del primato, mi darebbe la maggiore soddisfazione».

Lei ha molti tifosi in Italia che si chiedono quando correrà il Giro. Potremmo vederla sulle strade del Giro già il prossimo anno con due tappe bresciane?

«Il Tour al momento è troppo importante, è al centro dei miei pensieri e penso a rivincere quello. Il Giro è nei miei progetti, correre in Italia mi piace, un giorno ci verrò».

Tadej Pogacar in maglia gialla: a 25 anni ha già vinto due volte il Tour de France - © www.giornaledibrescia.it
Tadej Pogacar in maglia gialla: a 25 anni ha già vinto due volte il Tour de France - © www.giornaledibrescia.it

La doppietta Giro-Tour non la intriga? Pensa sia ancora possibile nel ciclismo moderno?

«Penso di sì, possibile, ma molto difficile. Due grandi Tour ravvicinati rappresentano una bella sfida. Bisogna sfoltire il calendario, fare una preparazione ben mirata e sperare che ti vada tutto bene».

Al Tour negli ultimi due anni ha trovato un avversario tosto in Vingegaard. Pensa sia uno stimolo a migliorarsi o avrebbe preferito non trovare un ostacolo così?

«Ho cercato di batterlo negli ultimi due anni e non ci sono riuscito, penso che sia uno stimolo per migliorarsi e provare a fare meglio di lui».

Lei viene da una piccola Nazione che è diventata grande nel ciclismo. Ci può spiegare questo fenomeno?

«La bici è da tempo popolare in Slovenia, a cambiare è stata un poco la mentalità delle squadre, hanno lavorato duramente, ora iniziano a raccogliere i risultati».

Non ha dimenticato le sue origini e ha fatto qualcosa di importante per i giovani ciclisti del suo Paese?

«Sì, Poga Team esiste da tre anni, credo abbiamo reso felici tanti bambini. Li cresciamo lentamente, senza pressioni. Spero in futuro avremo più gare e più mezzi per crescere di categoria».

In Italia aspettiamo ormai da tempo un campione che possa sostituire Nibali. Ne vede uno all’orizzonte?

«Credo sia un fatto generazionale, l’Italia ha tutto per eccellere, entro qualche anno prima o poi arriverà uno all’altezza».

Lei è a Brescia, come ogni anno per il party di Aj dei fratelli Carera. Com’è lavorare con loro?

«La mia vita è complicata, loro gestiscono la mia immagine e mi lasciano tranquillo».

Nella sua vita da ciclista quale è la cosa più difficile: le gare, la preparazione, l’alimentazione da seguire o altro?

«Stare a lungo lontano da casa ed avere sempre la valigia in mano. Questo è quello che mi pesa maggiormente».

La aspettiamo presto sulle nostre strade per vederla correre. A questo proposito cose le piace dell’Italia?

«Al primo posto metto il cibo, al secondo metto ancora il cibo... Scherzi a parte è davvero piacevole venire qui, è un bellissimo e affascinante Paese... per venire in vacanza».

E quello che le piace meno?

«Allenarsi sulle vostre strade è davvero difficile e molto pericoloso. Troppo traffico».

Allora arrivederci a presto...

«Ciao Italia, ciao Brescia». L’intervista si conclude con il timido sorriso di un ragazzo semplice, ma una star sui pedali.

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