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Petro Pachnjuk, tra le emozioni in palestra e il cuore a Kiev

Il forte atleta ucraino dell’Artistica Brescia: «Grato alla vostra terra, penso a portare risultati»
I ragazzi dell'Artistica Brescia
I ragazzi dell'Artistica Brescia
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Siamo tutti Petro Pachnjuk, così come, in questi giorni, ci sentiamo vicini a ogni ucraino. La storia di questo fortissimo ginnasta venuto in Italia per rinforzare l’Artistica Brescia li rappresenta tutti. Legatissimo alla propria terra, ha scelto di lasciarla quest’anno per dare una svolta alla carriera. «Da noi c’è tanto talento - spiega -. Mancano strutture per svilupparlo. Mai avuto a disposizione palestre in cui allenarmi a tempo pieno. Così, quando mi è arrivata la proposta di fermarmi da voi per l’intera stagione agonistica, l’ho accolta subito». Artefice della promozione in A1, fino al 2020-2021 Petro si univa alla squadra solo per le gare. Adesso vive qui con la moglie di origine azera Aynur Jabbarli, ex ginnasta di livello internazionale, e ai figli Denid, 3 anni, e Dgian, un anno.

Una vita in palestra

Chiara la missione affidatagli: salvare la squadra e far crescere tecnicamente anche i compagni, tutti molto giovani. «Mi sono subito trovato a mio agio. A Brescia c’è una folta comunità ucraina, non sono mancati gli inviti di tanti connazionali, in realtà la mia famiglia l’ho trovata nell’Artistica. Ogni piccola esigenza viene accontentata e non è facile quando hai bambini così piccoli». La sua vita è concentrata in pochi chilometri, dall’abitazione di Folzano alla palestra di Flero, dove si allena anche sette ore al giorno. «Altro tempo non resta, se non quello dedicato a mia moglie e ai miei figli. So che c’è molto da vedere, soprattutto in provincia». Amante dell’arte, ha rinviato a tempi migliori le visite a mostre o musei. Si è subito appassionato alla nostra cucina («facile da preparare e molto gustosa»), e al calore della gente italiana, che ha potuto apprezzare ancor più quando la sua Ucraina è stata invasa dalle truppe russe. Non c’è compagno di squadra che non gli abbia chiesto notizie, conoscente che non gli abbia manifestato solidarietà. «Sapevo quanto sappiate essere affettuosi e me ne avete dato un’altra dimostrazione in uno dei periodi più difficili della mia vita». 

La famiglia a Kiev

Il mondo si è capovolto per Petro quando una mattina dal cellulare non sono arrivate dal suo Paese le solite gioiose immagini di famiglia, ma scene di guerra. «Mia madre e mia sorella vivono proprio a Kiev e non faccio che pensare a loro». Drammi amplificati dalle tecnologie. Una volta la guerra si raccontava, oggi è visibile su qualsiasi smartphone. E guardare le strade dove hai giocato da bambino trasformarsi in un campo di battaglia non è facile da accettare. «Pur in questi momenti difficili, non ci siamo mai sentiti soli. L’opinione pubblica internazionale ha subito scelto da che parte stare e questo per noi ucraini è motivo di grande conforto».  Anche le ore passate in palestra gli sono di aiuto.

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Il cammino con l'Artistica Brescia 

«L’Artistica Brescia ha già compiuto un cammino interessante e ha enormi margini di crescita. I progressi però si costruiscono nel tempo, imparando dai propri errori. Non basta il fisico, solo se si ha una mente forte si ottengono risultati». Lo ha dimostrato all’ultima Olimpiade, chiusa con la qualificazione alla finale delle parallele asimmetriche. E a 30 anni sente di avere ancora molto da dare alla ginnastica. «È sempre più dura competere a certi livelli. Questo è uno sport  molto impegnativo sul piano fisico. Nel corso della carriera ho dovuto combattere anche contro gli infortuni dopo uno strappo al bicipite e uno al tricipite. Quando mi chiedono se consiglierei la ginnastica ai bambini, d’istinto direi subito di no - scherza -. In realtà è uno sport che ti forma molto nel carattere e ti insegna  il rispetto per la fatica e per gli avversari». Quello per l’Artistica Brescia è un amore vero. «Devo restare concentrato sulle gare, nonostante tutto quello che sta succedendo. Sono venuto per portare risultati. Non dovessi ottenerli,  niente alibi: lascerei spazio ad altri più bravi di me». Il momento - visto come ha debuttato nella prima giornata di  A1 - sembra ancora molto lontano. Come purtroppo il ritorno in Ucraina. «La gente vuole la pace, ma non vuole padroni.  Il mondo non dimentichi il mio popolo, non chiede altro che essere libero».

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