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Pallamano, la ragazza con la treccia che risolve le partite

Sofia Ghilardi, di Cologne, ha esordito in A1 con il Brescia a 17 anni. Ha giocato in Spagna e ora lotta per il tricolore
La colognese Silvia Ghilardi in campo - © www.giornaledibrescia.it
La colognese Silvia Ghilardi in campo - © www.giornaledibrescia.it
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Ad un certo punto entrava in campo una ragazzina, quella con la treccia, segnava 4-5 gol e spesso risolveva le partite. Abbiamo imparato a conoscerla così, Sofia Ghilardi, che debuttò in A2 con la Leonessa a solo 15 anni, a 17 era già in A1 ed oggi, a 23 non ancora compiuti, è diventata una delle più forti giocatrici italiane di pallamano, punto fermo della Nazionale e del Bressanone, da mercoledi 4 maggio all’assalto dello scudetto dopo aver vinto già la coppa Italia.

Gli esordi

Ne ha fatti di passi, ed anche in fretta, la ragazza di Cologne, che ha esordito bambina nella squadra del paese, sull’esempio del fratello Cesare, giocatore della formazione maschile. «Diciamo pure che la mia passione era il calcio - sorride ora -, i miei genitori avrebbero preferito per me la ginnastica  artistica e così con la pallamano abbiamo raggiunto un compromesso». In città arriva nel 2014, avviando un percorso che la porterà presto a essere tra le titolari in A2 e poi fra le protagoniste - due stagioni dopo - nel massimo campionato che l’esordiente Brescia conclude con una salvezza colta in largo anticipo. E proprio al San Filippo debutta con la maglia della nazionale contro Montenegro nelle qualificazioni europee.

Sofia Ghilardi nelle giovanili del Cologne - © www.giornaledibrescia.it
Sofia Ghilardi nelle giovanili del Cologne - © www.giornaledibrescia.it

Nel 2018, la scelta che cambia la vita di Ghilardi. «Avvertivo dentro di me che, per crescere, avrei dovuto mettermi in discussione altrove. Non fu un distacco facile, perché alla Leonessa mi sentivo in famiglia e lasciavo compagne di squadra ormai diventate amiche». Sofia approda a Dossobuono, in provincia di Verona, dove incontra l’allenatore spagnolo Roberto Escanciano Sanchez che dà una svolta alla sua carriera. Dopo una semifinale di coppa Italia e la partecipazione nel 2019 alla poule play off, le propone un’esperienza nel campionato iberico.

La svolta

Ostacoli sempre più alti, che Ghilardi supera con la stessa agilità con cui in campo trova spazi per tirare in porta. Nel Leon cresce sotto ogni punto di vista: mette muscoli, migliora sul piano tecnico, alle sue potenti bordate aggiunge imprevedibili e beffardi pallonetti e l’esperienza lontano da casa la fa crescere anche mentalmente. «Non avevo scelte, per giocare ero obbligata a dare sempre il massimo in un campionato dai ritmi molto intensi».

Un’escalation fermata solo dal lockdown del 2020 che la sorprende lontana da casa e dagli affetti della famiglia. Ne approfitta per portarsi avanti con gli esami di Psicologia dopo aver studiato anche commercio industriale. Quando riprende l’attività, Sofia scopre che i suoi progressi sono stati apprezzati da altri club europei, non mancano le offerte ed alla fine sceglie la più intrigante, quella del Bressanone, da anni a caccia del tricolore. Altro step per salire ancora: a Ghilardi ora si chiedono i gol pesanti, quelli delle fasi decisive della partita, quando la palla scotta e nessuno se la sente di tirarla in porta.

La trasformazione

Ghilardi solleva uno dei suoi trofei più importanti: quello della coppa Italia - © www.giornaledibrescia.it
Ghilardi solleva uno dei suoi trofei più importanti: quello della coppa Italia - © www.giornaledibrescia.it

Bastano pochi mesi e Sofia conquista il cuore dei tifosi e la stima delle compagne di squadra. Perché in nazionale nel marzo 2021 rimedia un rovinoso infortunio al crociato del ginocchio destro che la costringe all’intervento chirurgico e alla rinuncia dei play off. Nemmeno stavolta Sofia getta la spugna, guarisce a tempo di record impegnandosi molto nel percorso di riabilitazione e - contro il parere dei medici - si mette a disposizione del Bressanone già alla prima partita della stagione 2021/’22. Quando le altre giocatrici la rivedono in campo così presto, con ammirazione le danno della «crucca», come noi chiamiamo - in maniera non molto simpatica - i tedeschi. Per gli altoatesini, invece, questa parola è un segno di distinzione, abbinato a chi non molla mai. «Del resto anche noi bresciani - sottolinea con orgoglio Sofia - abbiamo dimostrato di non arrenderci facilmente, nella storia, nello sport e nella vita».

Oggi, dopo tanti sacrifici, per questa atleta dal carattere di ferro stanno arrivando quelle soddisfazioni che ha dimostrato di meritarsi con scelte impegnative, tutte onorate sino in fondo. «Per fortuna non mi sono mai sentita sola, i miei genitori mi seguono ovunque, anche in trasferta. Ogni mia piccola conquista l’ho sempre condivisa con loro». La piccola Sofia è diventata donna ed ora l’aspetta un grande futuro.

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