D’Amato: «Ho colto l’occasione, mio padre sarebbe orgoglioso»

Nella sala conferenze del Palais Omnisports di Bercy gli occhi sono tutti sono su Simone Biles, anche se la statunitense stavolta è uscita sconfitta alla trave e si è classificata seconda al corpo libero. L’occasione è ghiotta per chiedere alla ginnasta più forte di sempre un commento sulle due azzurre che siedono al suo fianco: «Sono super emozionata e orgogliosa per loro. Hanno fatto un esercizio fantastico e saranno d’esempio per le giovani ginnaste italiane». Alice D’Amato e Manila Esposito hanno i brividi mentre ascoltano le parole della statunitense, ma quei complimenti le stimolano ad esprimersi a ruota libera.
«È una medaglia storica – esordisce D’Amato –, c’è stata la fortuna degli errori delle altre ma io ho fatto il mio esercizio più pulito possibile. Vince chi riesce a fare meglio, stavolta ho colto l’occasione». Non cercava una medaglia, ma semplicemente una rivincita con sé stessa per non avere niente da recriminare. Adesso si trova al collo l’oro e non ci crede: «Devo ancora metabolizzare tutto, adesso non riesco a pensarci. Il nostro è stato principalmente un lavoro di gruppo, non saremmo riuscite a raggiungere l’argento a squadre senza una di noi. In questi anni siamo sempre state in alto, sono davvero contenta di quello che abbiamo conquistato».
Quando ha visto il suo punteggio non pensava che fosse da oro («Ero sicura che Andrade mi fosse davanti») ma dopo che ha ascoltato l’Inno di Mameli dal gradino più alto sente di aver inserito l’ultima tessera nel puzzle e completato lo scenario.
Il pensiero alla sorella e al padre
«Tutti i sacrifici sono valsi la pena, rifarei tutto pensando di arrivare a vincere l’oro olimpico. Spero sia l’inizio di una grande serie di successi, per me e per tutta la squadra». Il primo pensiero è per la sorella: «Peccato che Asia non fosse qui con noi, vorrei starle accanto, ripartire insieme e prenderci questa grande soddisfazione». Quando le si chiede di Los Angeles, Alice ferma il tiro: «Un passo alla volta, una gara alla volta. Con i tanti infortuni a volte ho pensato di non poter andare avanti, ma la ginnastica mi ha fortificato e lo dovevo fare».
Infine il ricordo del padre scomparso prematuramente: «Mio papà era felice di quello che facevamo, sarebbe stato orgoglioso e lo abbiamo fatto anche per lui. Speriamo che queste vittorie diano ancora più attenzione alla ginnastica, uno sport bellissimo ma ancora poco valorizzato come dovrebbe».
Il bronzo di Esposito
Quello di Manila Esposito è un bronzo che vale oro: «Essere qui e fare due finali olimpiche per me era già un sogno. Non posso essere che felice di aver fatto un buon esercizio e aver vinto una medaglia olimpica. Che recupero che ho fatto per non cadere dalla trave».
L’allenatrice
Lontana dai riflettori, come da sua indole riservata, se ne sta appoggiata alla parete Monica Bergamelli, grande artefice di questo trionfo. Bergamasca di Alzano, ma nella Brixia da quando aveva sei anni, è ormai una bresciana acquisita. Seconda Olimpiade da allenatrice, dopo tre da atleta: «Siamo felicissimi e ancora non ho realizzato quello che abbiamo combinato. Le ragazze sono state bravissime. Questo è il frutto di un duro lavoro. Il nostro livello è cresciuto, siamo arrivati qua determinati e pronti».
Per Bergamelli «Alice è un po’ fragile caratterialmente, ma in pedana ha dimostrato di essere una campionessa, pensando a sé stessa, non facendosi distrarre dagli errori delle altre».
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