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Perché la delusione nei 100 è un lusso che possiamo permetterci grazie a Jacobs

L’ormai ex campione olimpico ha riscritto la storia dell’atletica. Vi ricordate, in precedenza, quanti azzurri avevano disputato una finale olimpica dei 100 metri mancando il bronzo per solo quattro centesimi?
La finale dei 100 metri di Marcell Jacobs - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
La finale dei 100 metri di Marcell Jacobs - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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«E in faccia ai maligni e ai superbi, il mio nome scintillerà». Sperava di esibirsi a Parigi come la Donna cannone di Francesco De Gregori, Marcell Jacobs. Ma la Freccia del Garda ha dovuto accontentarsi di un quinto posto che ha due facce. Non come una delle medaglie che sperava di acciuffare dopo il sensazionale oro di Tokyo, ma di quella «famigerata» che serve a leggere la realtà da due differenti punti di vista.

Uno, più spiccio, indica senza mezzi termini come l’ormai ex campione olimpico dei 100 metri (e della 4x100, almeno fino a venerdì) abbia dovuto abdicare lasciando a Nyles (che è anche campione del mondo in carica) il trono della velocità. Un altro, più analitico, induce però a vedere come Jacobs abbia saputo ritrovare, nell’avvicinarsi dell’appuntamento che conta, una reale competitività. Anche senza salire sul podio.

In quanti se l’aspettavano? In quanti avrebbero scommesso un euro su una nuova medaglia? E in quanti avrebbero invece puntato su un fallimento totale dell’olimpionico di Desenzano?

I tre anni dall’impresa

Probabilmente in molti, perché analizzando i tre anni trascorsi dall’impresa in Giappone al passaggio di testimone di ieri in Francia, le ombre del grande pubblico sul bresciano hanno perlomeno nell’ultimo anno superato abbondantemente le luci. Dopo le celebrazioni post-olimpiche, con un’onda lunga continuata fino al mondiale indoor conquistato a Belgrado nel marzo 2022, lo scetticismo intorno a Jacobs ha preso il sopravvento alimentato dai due flop mondiali, con il forfait in semifinale a Eugene 2022 e l’uscita al penultimo atto a Budapest 2023 dopo aver completamente perso la stagione all’aperto. Senza essere realmente competitivo, cosa che invece ha dimostrato d’essere ieri a Parigi.

I trionfi europei di Monaco 2022 e di Roma 2024, anche perché con tempi lontani dall’apice mondiale, sono passati quasi in sordina, dimenticando che un cavallo di razza di tale portata l’Italia mai l’ha avuto sui 100 metri.

L’accusa più diffusa era sempre stata che Jacobs non era mai tornato sui tempi di Tokyo. E proprio questa pressione è stata una delle componenti che ha portato Jacobs a cambiare completamente vita trasferendosi a Jacksonville. Col doppio obiettivo di uscire dalle luci della ribalta e di trovare nuovi stimoli nel lavoro quotidiano, potendosi confrontare con atleti di livello nel team di Rana Reider, ciò che non accadeva a Roma agli ordini di Paolo Camossi nonostante le ripetute richieste di Jacobs.

Da questo punto di vista, si può dire che la sfida in parte è stata vinta. Perché a Parigi nella sconfitta, perché di ciò si parla, si è ritrovato uno sprinter sui livelli (e quasi sui tempi, è questione di centesimi: 9’’85 contro il 9’’80 dorato di Tokyo) di tre anni fa. Non può bastare un quinto posto, l’ha detto Jacobs stesso, perché alle Olimpiadi si va per le medaglie. Ma questo è un ragionamento che in Italia si può fare da tre anni, ovvero da quando proprio Jacobs ha riscritto la storia dell’atletica. Vi ricordate, in precedenza, quanti azzurri avevano disputato una finale dei 100 metri mancando il bronzo per solo quattro centesimi?

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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