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Nesim Amsellek, il mezzofondista predestinato

Il ventitreenne esponente del San Rocchino e residente a Urago d'Oglio è nel giro che conta anche grazie al «guru» Goyanes
Nesim Amsellek ha saputo compiere il passaggio in pista con il numero 93 - © www.giornaledibrescia.it
Nesim Amsellek ha saputo compiere il passaggio in pista con il numero 93 - © www.giornaledibrescia.it
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Campionati italiani indoor di Ancona, battuto dopo aver fatto a lungo corsa di testa nei 1.500, Pietro Arese piange disperato, colto da una crisi di nervi. A consolarlo va proprio l’atleta che, con un irresistibile finale, ha ottenuto la vittoria. Lo abbraccia e lo conforta, prima di festeggiare il successo.

È stato un gesto di grande sensibilità a sancire definitivamente la consacrazione nel Gotha dell’atletica leggera italiana di Nesim Amsellek, 23 anni, esponente del club sportivo San Rocchino, grande speranza del mezzofondo azzurro. E che considera il tricolore appena conquistato solo un punto di partenza, perché ai Mondiali in programma da venerdì 18 marzo a domenica 20 in Serbia lui va con uno scopo preciso. «Voglio arrivare in finale e, lì, giocarmela contro tutti».

Nesim è di Urago d’Oglio, paese cui è legatissimo: qui è cresciuto dopo che la sua famiglia di origine marocchina si era trasferita nel 2000 da Lipari, nelle isole Eolie, dove il ragazzo è nato. «Mi sono sempre sentito bresciano e italiano, ancor prima di ottenere la cittadinanza. Il mio paese è per me un’oasi felice, dove ha avvertito amore e comprensione fin da quando ero piccolo». Però, proprio per spiccare il volo, ha deciso di lasciarlo. «L’ambiente di casa, sei hai ambizioni, alla lunga può trasformarsi in una prigione dorata. Solo conoscendo il mondo maturi, allarghi la tua cerchia di conoscenze, ti arricchisci di esperienza».

Nesim è sempre stato forte, fin da bambino. Per spingerlo a correre, papà Omar gli strappò una  promessa. «C’era una gara su strada in zona, non sembravo convinto. Allora lui disse che non avrebbe più acceso una sigaretta se avessi vinto. Gli diedi retta, mi iscrissi e arrivai primo. Solo che lui - sorride - non ha smesso di fumare». Amsellek, invece, non ha mai smesso di stupire. Nel 2018 ecco il titolo di campione italiano Juniores nei 5mila, con l’Atletica Chiari, sotto la guida di Francesco Fattori. L’anno successivo, il trasferimento al San Rocchino, dove ha completato il proprio processo di crescita con Antonio Rinaldi fino a quando, nel 2021, è arrivata la scelta che gli ha cambiato la vita.

Ad Ancona la vittoria dei campionati italiani indoor nei 1.500 metri - © www.giornaledibrescia.it
Ad Ancona la vittoria dei campionati italiani indoor nei 1.500 metri - © www.giornaledibrescia.it

«Fui notato da Johny Goyanes, un allenatore spagnolo che ha portato a medaglie, tra gli altri, anche David Bustos e Manuel Olmedo. Mi propose di dedicarmi a tempo pieno all’atletica, andando a prepararmi da lui a Maiorca e Barcellona». Appoggiato dalla famiglia, Amsellek accetta una sfida non facile, lontano per mesi interi dagli affetti e dalle abitudini di sempre. La dedizione assoluta all’atletica, però, lo trasforma, e i frutti si vedono subito, i tricolori Promesse dei 1.500 li vince in carrozza e si guadagna il pass per gli Europei di categoria a Tallinn. E qui Amsellek si accorge di dover compiere un altro step.

«Ero divorato dalla tensione. Ricordo che la sera prima della finale rimasi per ore nella hall dell’albergo incapace di calmarmi, di notte dormii poco. L’indomani, a colazione, mi tremavano le mani, non riuscivo a impugnare le posate. Finii sesto, con l’impressione che avrei potuto dare molto di più».

Nesim Amsellek con la psicologa Maria Teresa Fiorentino - © www.giornaledibrescia.it
Nesim Amsellek con la psicologa Maria Teresa Fiorentino - © www.giornaledibrescia.it

Il gap è stato colmato dalla psicologa Maria Teresa Fiorentino, che adesso fa parte del suo staff assieme al fisioterapista Michele Caldara. Gli ha insegnato che la preparazione mentale può rivelarsi una formidabile arma in più, ma anche ad accettare i periodi meno felici come inevitabili momenti di maturazione.

«Ho capito che la passione  per l’atletica, quando diventa divorante come è la mia, poi può distruggerti. Da qui la necessità di godermi i momenti di pausa, e di staccare la spina dopo tanti impegni». Lo ha dimostrato ad Ancona con una gara tatticamente perfetta,  finita in crescendo. E in quel gesto di grande fair play verso l’avversario battuto c’è molto della storia personale di Amsellek, che a lungo ha dovuto lottare contro le trappole della mente. Oggi Nesim ha il fuoco vivo negli occhi del predestinato e già guarda avanti, molto avanti. «Presto proverò i brividi di un Mondiale, ma il mio sogno è l’Olimpiade».

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