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Mei: «Jacobs sarà al top a Parigi, ai Giochi l’Italia vale otto medaglie»

Il presidente della Fidal dopo l’exploit agli Europei: «È cambiata la mentalità, ora la rosa è più profonda»
Al centro il presidente della Fidal nazionale Stefano Mei - Foto Fidal Lombardia/Vaninetti
Al centro il presidente della Fidal nazionale Stefano Mei - Foto Fidal Lombardia/Vaninetti
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I risultati generano infrastrutture. Le infrastrutture generano i risultati. Invertendo gli addendi la somma dà identico risultato. Ed è un po’ quello che sta avvenendo nell’atletica leggera: sulla scorta dei trionfi ai Giochi di Tokyo nascono nuovi progetti, come il Palaindoor di Sanpolino per cui ieri è stata posata la prima pietra. Ed è grazie ad impianti come questo che, in futuro, potranno arrivare altri allori dalla pista.

Ne è convinto anche Stefano Mei, presidente della Federatletica nazionale (Fidal), reduce dai trionfali Europei di Roma per l’Italia.

Mei, i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ma è stata vincente anche l’organizzazione?

«Sono contento di tutto e anche European Athletics era soddisfatta. È stata vincente la scelta di anticiparlo da fine agosto a inizio giugno: così c’è stata una qualità più elevata dei partecipanti, perché si potevano fare sia il minimo olimpico che migliorare il ranking».

Per l’Italia 24 medaglie di cui 11 d’oro: per l’Italia gli Europei devono essere un volàno verso Parigi?

«L’atletica è difficile e a volte la differenza la fanno i dettagli. A Eugene 2022 qualcuno storse il naso, nessuno però ricorda i quattro quarti posti. A Parigi abbiamo 6-8 possibilità di medaglia. Se ne vinciamo 8 sarebbe perfetto, ma se ne arrivassero 4 dando il massimo sarei comunque soddisfatto. Se lo facciamo basta, pazienza se qualcuno sarà più bravo».

I cinque ori di Tokyo paiono irripetibili. Ci accontenteremmo di un numero uguale, anche di metalli diversi?

«Quando ho detto 6-8 chance al presidente del Coni, Malagò, mi ha detto lui stesso che già 4 sarebbero buone. Cinque ori irripetibili? È un errore di fondo, perché questa squadra ha qualità. Penso a Simonelli, Furlani, Iapichino, ai marciatori, a Diaz nel triplo. Ma l’atletica non è elitaria, anche il Burkina Faso vince. Per questo è dura».

Ha pagato puntare molto sugli atleti di vertice?

«Abbiamo investito massicciamente, per la preparazione olimpica siamo passati da 4,6 a 8 milioni. I risultati si sono visti. Ed è cambiata la mentalità. Ora, come si direbbe nel calcio, c’è più profondità nella rosa. Nei 100, come nella marcia. Se poi hai dei vincenti, c’è spirito di emulazione».

Anche Brescia vive l’età dell’oro. Con i due trionfi di Roma, possiamo considerare ritrovato Marcell Jacobs?

«Il suo problema è aver vinto due ori alle Olimpiadi, lì sono aumentate le aspettative. Per ora ha ritrovato la salute, non è ancora al top della forma. Ma lo aspettiamo a Parigi».

Nella staffetta 4x100 c’è anche Rigali, è l’usato sicuro?

«Roberto fa parte del gruppo, quando può entra in squadra e quando ci sono quattro migliori non dice niente. Questo significa fare squadra, è fondamentale della staffetta».

Nel mezzofondo cresce velocemente l’ottocentista Francesco Pernici, un 2003. Cosa ne pensa?

«È un atleta determinato, forte, coraggioso. Ha tutto per diventare un uomo di vertice. Nella sua disciplina non è facile, ma è tra più determinati».

A Brescia i risultati generano impianti. Come il Palaindoor, pronto nel 2026...

«E nel 2027 si potranno fare gli Assoluti al coperto».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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