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Luca e la carriera da triatleta dopo il sogno infranto di fare il calciatore

Gli infortuni hanno segnato il suo percorso nel pallone, ma la scoperta del nuoto grazie alla figlia
Luca Ronchi impegnato nella frazione più lunga delle gare di triathlon
Luca Ronchi impegnato nella frazione più lunga delle gare di triathlon
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Diventare papà giovanissimo cambia la vita e può renderla meravigliosa se un giorno sarà proprio tua figlia a ispirarti la strada giusta da seguire. È quanto successo a Luca Ronchi, classe 1993, originario di Cividate Camuno, che dopo aver visto interrotta da infortuni la sua carriera nel calcio e nel ciclismo, grazie al nuoto - scoperto mentre portava la ragazzina in piscina - oggi è diventato triatleta coronando il sogno di fare dello sport una professione abbinandolo alla sua attività di fisioterapista.

Giovanissimo papà

«È successo tutto per caso - ricorda - non sapevo come riempire le ore aspettando che Vanessa terminasse la lezione, sono entrato anch'io in acqua e mi sono subito sentito a mio agio». E così ha trasformato l'occasione in una opportunità come gli è sempre riuscito in una giovinezza vissuta a doppia velocità rispetto a tanti coetanei grazie alla paternità arrivata a soli 16 anni - gli stessi di Miriana poi diventata sua moglie- che lo ha costretto a diventare subito adulto.

Luca Ronchi con la sua famiglia
Luca Ronchi con la sua famiglia

Ad accompagnare la coppia nel cammino, il sostegno delle famiglie e un amore che non si è spento mai. «I primi tempi ci sentivamo un po' spiazzati - ammette Ronchi - presto abbiamo dovuto rinunciare ai divertimenti dell'età. Ne è valsa la pena, ce lo ripetiamo ogni giorno perché Vanessa è il nostro tesoro più prezioso».

Promessa del Brescia Calcio

Quando è diventato papà, Luca si era già lasciato alle spalle l'esperienza nel Brescia Calcio. Segnalato dagli osservatori come uno dei talenti più promettenti del calcio camuno, a poco più di 14 anni era finito nel vivaio delle rondinelle e ha giocato da terzino prima con i giovanissimi nazionali e poi con gli allievi nazionali.

«I primi tempi facevo la spola - racconta - poi ho dovuto sistemarmi in un convitto cittadino perché non ci stavo più coi tempi». Come compagni di squadra aveva - tra gli altri - il portiere Nicola Leali, che fece in tempo a debuttare in A con le rondinelle prima di una lunga carriera con esperienze anche all'estero, e Nicolò Quaggiotto, nipote di Gino Corioni, che nelle rondinelle poi esordì nel 2015. Il sogno di approdare al grande calcio si interruppe invece subito per Ronchi, tormentato dagli infortuni.

I treni persi

«Ho dovuto operarmi al crociato anteriore, sia al destro, sia al sinistro e ho finito col perdere i treni giusti. Ho detto basta quando avrei dovuto sottopormi a una terza operazione». Allontanatosi un traguardo, ecco però la prospettiva di avvicinarne un altro. «Intanto per la lunga inattività avevo messo su chili, mi fu consigliato di andare in bicicletta per dimagrire, la cosa ha cominciato a darmi gusto, per pura curiosità decisi di iscrivermi al campionato italiano amatori in salita e con mia grande sorpresa,finii col vincerlo e allora mi fu presentata la prospettiva di darmi al ciclismo».

Infortuni sella

Com'è nel suo carattere, Luca si è buttato con entusiasmo nella nuova esperienza. «Mi cercò il Palazzago, uno dei più forti a livello giovanile. L'impatto non è stato semplice, per l'alta competitività del team». A complicare tutto, un altro rovinoso infortunio. «In una corsa finita in volata mi ruppi una vertebra lombare e e per tre mesi fui costretto a portare il busto. Quando rientrai faceva molto fatica a stare con gli altri». Un altro tarlo però lo tormentava...«Gli allenamenti si svolgevano in terra bergamasca e vedevo mia figlia Vanessa sempre meno. Compresi che mi stavo perdendo il meglio e allora mi scelsi una squadra più vicina a casa». Da qui l'approdo al Brixia, culminato con un altro e definitivo stop per una operazione al pollice.

Nessun rimpianto

Ronchi oggi guarda senza rimpianti a quegli anni sulle due ruote. «Colpa anche mia, avevo cominciato tardi, cadevo troppo perché mi mancavano le basi che si apprendono nel settore giovanile». Tramontato un altro sogno, eccolo alla piscina di Lovere ad accompagnare la sua amatissima figlia, la noia per le lunghe attese, la curiosità di fare un tuffo e la definitiva quadratura del cerchio: «La corsa non mi mancava dopo tanti anni nel calcio, venivo dal ciclismo e col nuoto ho cominciato a cavarmela bene». E così Luca Ronchi oggi a 30 anni è diventato un triatleta professionista ma soprattutto continua a essere un fantastico papà.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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