La donna che ha calpestato ogni mattonella del San Filippo

Non c’è centimetro di suolo che Simona Savoldi non abbia calpestato al San Filippo, in un processo di identificazione unico nella storia dello sport bresciano degli ultimi dieci anni. In quella che è diventata ormai la sua casa è arrivata nel 2010, dopo una carriera spesa tutta lontano dalla provincia è stata tra le fondatrici della Pallamano Leonessa, ne è presto diventata capitano e, fatta esperienza nel settore giovanile, adesso allena la prima squadra in testa a punteggio pieno nella serie A2 dopo cinque giornate.
Simona è l’emblema della società, lo dimostra come la sua avventura da giocatrice sia finita il 14 aprile 2018, ormai a 40 anni, nell’ultima partita in casa, contro l’Estense. Striscioni ai muri («La fatica non è mai sprecata», «Soffri ma sogni», «Evergreen»), le ragazzine del vivaio in campo con un palloncino gigante con il numero 8, quello della sua maglia. Non è possibile immaginare una Leonessa senza Simona, che ha giocato spesso anche da infortunata, trascinando la squadra alla salvezza nel primo campionato di A1 del 2017-2018, prima di lasciare alla grande. Quella partita Brescia poi la vinse, e con 5 gol di Savoldi, la migliore in campo.
Simona si è calata in fretta nel nuovo ruolo, quello di valorizzare i talenti di casa. Molti li ha costruiti proprio lei nell’Under 15, condotta nella scorsa stagione al sesto posto nelle finali nazionali. L’emergenza Covid costrinse la società a schierare queste ragazzine anche in prima squadra e le leoncine presto si trasformarono in leonesse. Savoldi non le ha mai perse di vista, seguendone i progressi in casa e fuori. Oggi due di loro, le gemelle sedicenni Francesca e Alessia Franchi, sono titolari fisse. «Per fare esperienza bisogna giocare. Però l’adattamento deve essere graduale- spiega Simona - . Molte di queste ragazze nelle prime partite si facevano prendere dall’emozione, ora non più. Bisogna anche accettare che sbaglino. Più che da come giocano, le valuto da come si comportano in settimana. Guai se trascurano la scuola».

È la lezione di vita che Simona ha appreso da un altro simbolo della nostra pallamano, una delle prime bresciane a vestire la maglia della Nazionale. Si tratta di Barbara Razio, sua allenatrice a Roncadelle - paese di origine per entrambe -, dove nel 1988 la società nata come Pallamano Brescia conquistò la promozione in A. Quella piccolina Barbara se la ricorda bene. «Già allora Simona aveva uno spiccato carattere e voleva sempre dire la sua - afferma sorridendo -, e dalla passione che ci metteva era facile intuire che avrebbe sfondato».
La storia di Barbara non è diversa da quella di Simona. Anche lei, per affermarsi, ha dovuto lasciare la provincia, al seguito del marito e allenatore Guido Colombo. Però ha fatto in tempo a giocare nella Leonessa al debutto in A2 nel 2010: in campo, oltre a Simona Savoldi e alla sorella Claudia, c’erano Zoraima Torriani, attuale capitana, Federica Galli, che ha poi ereditato la fascia lasciata da Simona e ora allena le Under 15, Marilena Bettinzoli, oggi preparatrice dei portieri, Carla Antonelli, attuale responsabile dell’ufficio stampa. Tutto un mondo attorno a Simona Savoldi - completato dal ds Gloria Sbardellati, sua ex allieva a Castrezzato - che tuttora la sostiene. Nonostante i 40 anni, in quella squadra Barbara era ancora la numero uno e aiutò le compagne a navigare nelle acque tempestose della A2.
@Sport
Calcio, basket, pallavolo, rugby, pallanuoto e tanto altro... Storie di sport, di sfide, di tifo. Biancoblù e non solo.
Dopo una lunga parentesi nella pallavolo, è tornata all’antico amore, chiamata in società proprio dalla Savoldi. «Seguirò le Under 9 e le Under 11 - chiarisce - e sarò vicina a Simona quando me lo chiederà. Il nostro obiettivo è di portare sempre più giovani alla pallamano». C’è un solo problema per Simona, allenatrice e anche dirigente: chi sarà a valutarla? «L’ho già detto in società - promette -. Quando a fine stagione in consiglio direttivo giudicherà il mio lavoro, me ne starò buona e non dirò una parola». Commento di Barbara Razio: «Lei zitta? Non ce la vedo proprio...». E scatta l’abbraccio.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
