Dalla Cina con motore. La carica degli scooter
BRESCIA
I marchi dei costruttori cinesi di scooter sono tanti e un censimento è pressoché impossibile, anche per i modelli oggi in vendita in Italia, attraverso una rete ufficiale o presso i grossi centri commerciali, dove le offerte su due ruote sono allettanti. Comunque gli scooter provenienti dalla Cina sono un fenomeno in crescita, che sta seriamente interessando le nazioni europee: basti considerare che nel 2009, ai primi posti della hit delle vendite francesi di scooter, c'era un modello di produzione cinese.
In Cina si costruiscono moltissime moto che in Europa - e quindi anche in Italia - vengono vendute a un prezzo particolarmente favorevole: i mezzi cinesi vengono proposti riportando il nome del costruttore o celandoli (neppure troppo) sono l'egida di blasonati marchi italiani (Garelli, Motom, Lambretta, ecc.), per un'azione commerciale che sino ad oggi ha dato buoni risultati. La produzione cinese di scooter, è comunque - va ripetuto - di particolare interesse e anche il Salone Eicma che si terrà in Cina (parallelo all'eguale manifestazione milanese di autunno) è il sintomo che quel mercato si sta ampliando sia per l'elevata domanda interna sia per la continua richiesta di prodotti in Occidente.
Furoreggiano i 50 ed i 125 cc
Le cilindrate proposte, solitamente, sono di 50 e 125 cc, con schemi molto efficaci e altrettanto semplici: i propulsori sono quasi tutti monocilindrici a 4 tempi - con raffreddamento ad aria, raramente a liquido - dalla distribuzione monoalbero che comanda due valvole. Un propulsore di simil fatta garantisce solidità - se ben costruito - ed economicità d'uso notevole e, del resto, la produzione europea di scooter (Piaggio, Aprilia e altri) e giapponese ha scelto motori molto semplici ed efficienti per i monocilindrici di piccola cilindrata, riservando l'alta tecnologia per i modelli di grossa cubatura (vedi Yamaha TMax, Honda Silver Wing, Suzuki Burgman 650). È dunque consigliabile il prodotto cinese e soprattutto è comparabile la qualità di questi scooter allo standard di più noti prodotti europei e giapponesi? Marchi cinesi ormai affermati in Italia (come Keeway, per fare un esempio) si distinguono per una più che buona qualità globale, mentre in alcuni casi le finiture non sono proprio di riferimento e l'utente, a fronte di un prezzo allettante, deve controllare con cura i tanti particolari (accoppiamento della carrozzeria, ricercatezza nei comandi, pulizia nella cavetteria, ecc.) che al primo sguardo denotano poca cura costruttiva.
Luca Scarpat
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