Circuito del Lario, sfida di Castagneto alla supremazia dell’Isola di Mann

Il 29 maggio 1921 si correva la prima edizione del «Circuito del Lario», che presto sarebbe diventato famoso come Tourist Trophy Italiano. Vinse una moto Harley Davidson guidata da Amedeo Ruggeri: i piloti portavano le camere d’aria legate al manubrio e facevano benzina da soli. La gara era nata per volere di Aldo Finzi, gentlemen driver del Polesine che aveva legato il suo nome al «Volo su Vienna» con d’Annunzio e che l’anno successivo sarebbe diventato sottosegretario al Ministero dell’Interno del Governo Mussolini. Presidente della Gazzetta dello Sport volle come direttore di gara il corridore bresciano Renzo Castagneto che nel 1927 troveremo con Maggi, Canestrini e Mazzotti a creare la 1000 Miglia.
Il tragitto
Il TT di Man, spettacolare quanto infido era di 60 chilometri, era nato nel 1907 e sin dalle prime edizioni ogni vittoria valeva le prime pagine sulla stampa internazionale. Da qui l’idea italiana di un circuito nel triangolo lariano che potesse diventare un’alternativa anche se il tracciato era di sole strade sterrate. Dalla prima edizione del 29 maggio 1921, che si è svolta sotto un diluvio che allagò strade e vallate, il «Lario» resterà nelle sue 15 edizioni invariato: un percorso di 36 chilometri che attraversava Asso, Valbrona, Onno, Vassena, Limonta, Bellagio, Guello, Civenna, Magreglio, Barni, Lasnigo, da percorrere sei volte per un totale di oltre 220 Km, più di 300 curve e 550 metri di dislivello, con la punta dei 754 metri della Madonna del Ghisallo.
Quattro le categorie di motociclette divise per cilindrate: fino a 350 cc, fino a 500, fino a 750, fino a 1000 cc. Al Lario poco contava la potenza e la velocità: determinante l’accelerazione, la frenata e il manico del corridore.
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