Altri sport

Bontempi «vede» un Giro da scalatori: «Percorso difficile, Carapaz favorito»

L’ex pro gussaghese vinse 16 tappe in carriera: «Le incognite sono tante. Italiani sul podio? È dura»
Guido Bontempi al Giro d'Italia del 1988 - Sirotti photo
Guido Bontempi al Giro d'Italia del 1988 - Sirotti photo
AA

Di Giri d’Italia, Guido Bontempi se ne intende: una dozzina corsi da ciclista, alcuni da allenatore e perfino da regolatore di velocità in motocicletta. «E il ricordo più bello resta la semi-tappa vinta a Bibione nel 1981: la prima, all’esordio da professionista, e che mi portò in rosa. Avevo preso 29 secondi nel prologo del giorno prima e ne guadagnai 30. Poi la persi al pomeriggio nella cronosquadre, ma fu un’emozione portare quella maglia anche solo per mezza giornata...».

Velocista

In realtà «Ciclone» Bontempi, da Ronco di Gussago, oggi 62 anni, di ricordi belli ne avrebbe anche di più, considerando che al Giro d’Italia di frazioni ne vinse 16 con le maglie di Inoxpram e Carrera. E anche se quest’anno non sarà in sella sulle strade in Rosa tra Ungheria e Italia, pochi ex pro osservano ancora il ciclismo da così vicino e possono fare pronostici con cognizione di causa: «Avevo dato la mia disponibilità a Rcs anche quest’anno, ma non sono stato chiamato: vengo dal Giro di Romandia in cui comunque non c’era nessuno dei favoriti, poi farò il Delfinato in cui ci sarà chi farà le prove per il Tour».

I pronostici

E allora via con i pronostici: è un Giro fatto per gli scalatori, Richard Carapaz è il favorito? «Sì, perché il percorso gli si addice e la Ineos ha una squadra strutturata per lui. E vogliono il quinto giro con altrettanti corridori diversi negli ultimi cinque anni».

Gli avversari però non mancano: «Simon Yates può essere un outsider, ma ogni tanto si perde nelle tappe impegnative. Gli piace correre dietro, ma è un rischio perché se prendi il ventaglio sbagliato paghi. E lui perde anche tanto a cronometro. Almeida? Altro buon outsider, ma dipende tutto da come si comporta la Ineos». Poche chance, invece, agli italiani: «La vedo dura anche per il podio. Ciccone ha già detto che vuole correre libero per puntare a qualche tappa, Nibali è in fase calante e infatti negli ultimi anni nelle tappe che contavano non c’è mai stato».

Tre settimane

Il fatto che però il percorso sia duro, fa sì che non servirà molto per entrare realmente in corsa: «Già la tappa dell’Etna sarà il termometro della situazione, come pure il Blockhaus. Ci sono tante incognite, il fatto di avere solo 8 corridori per squadra può pesare se c’è un infortunio. È un Giro molto impegnativo e che favorisce gli scalatori: basta vedere l’ultima settimana che parte dalle Alpi e arriva alle Dolomiti».

A proposito, si chiude con una crono a Verona: è giusto? «Sì perché di velocisti oramai ce ne sono pochi e in fondo ne arrivano ancora meno: l’ultima tappa sarebbe sprecata, invece così sarà importante anche se raramente è stata decisiva per la classifica».

Frazione regina

Molto dirà la Salò-Aprica del 24 maggio, con 5.440 metri di dislivello: «Sono tantissimi. Può essere una frazione per Fortunato della Eolo, perché se non è in classifica può anche partire da lontano e attaccare sul Crocedomini. Chi lotta per il primato invece cercherà di tenersi più uomini sul Mortirolo».

Icona Newsletter

@Sport

Calcio, basket, pallavolo, rugby, pallanuoto e tanto altro... Storie di sport, di sfide, di tifo. Biancoblù e non solo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato