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Alice Bellandi: «All’Olimpiade di Parigi l’oro del mio riscatto»

Nadia Lonati
La campionessa di judo è tornata al palazzetto Mero di Folzano, dove tutto è iniziato: «Difficile trattenere l’emozione. E io non mi accontento: punto al bis»
L'emozione di Alice Bellandi sul tatami - Foto New Reporter Biatta © www.giornaledibrescia.it
L'emozione di Alice Bellandi sul tatami - Foto New Reporter Biatta © www.giornaledibrescia.it
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Poco prima di salire sul tatami aveva confidato che sperava di non essere tradita dall'emozione, invece, non appena vi ha messo piede e ha preso parola, la voce le si è incrinata e si è dovuta fermare un attimo. Si è stretta nelle spalle e allargato le braccia, quasi in segno di resa, poi, caricatasi con un sorriso, è ripartita. Perché puoi anche essere la campionessa olimpica in carica, ma se ti ritrovi nel palazzetto che ti ha accolto a quattro anni, circondata da duecento piccole e piccoli judoka in fibrillazione per te, trattenere l'emozione diventa difficile.

L’incontro

Ieri Alice Bellandi ne è stata la prova. La medaglia d'oro dei Giochi di Parigi 2024 ha vissuto la settima e ultima tappa del Golden Tour promosso dalla Federazione, che l'ha portata nelle palestre in giro per lo Stivale, in quella che l'aveva vista muovere i primi passi con il Judo Capelletti: il palazzetto Mero di Folzano.

Emozione

Al culmine di un anno che l'ha consegnata alla storia: «È stato sicuramente molto bello, ma soprattutto emozionante – ha ammesso Bellandi –. L'obiettivo del quadriennio era proprio l'Olimpiade, che è stata sudata, con l'oro che è stato una scalata. Mi mancano ancora titolo europeo e mondiale, ma vincere l'Olimpiade ha rappresentato una rivalsa, a livello di carriera mi porto sicuramente questo: l'essere riuscita a spezzare le maledizioni delle finali, non una semplice gara, ma l'obiettivo della vita. Più che una medaglia sportiva è stata quella del mio riscatto».

Motivazioni

Che ha consegnato la vetta più prestigiosa alla quale si possa ambire, lecito chiedersi da lì come si riparta e con quali aspirazioni: «All'inizio mi chiedevo come fosse possibile trovare di nuovo le motivazioni, in realtà nel cuore, sin da bambina, ho sempre saputo che volevo essere una e unica: una medaglia olimpica ti rende campionessa tra tanti, ma due ti rendono quell'una e unica, quindi il prossimo obiettivo è il bis».

Affetto

Intanto quell'alloro continua a valere meritatissime ondate di affetto ed ammirazione, che hanno arricchito anche il viaggio del Golden Tour: «Sono rimasta sbalordita, non pensavo a un movimento del genere. Dopo i Giochi non mi rendevo conto della risonanza mediatica e popolare che potesse avere questa medaglia, sono sorpresa in positivo di quante persone io possa avere ispirato ed è quello che mi rimane più nel cuore: lasciare un messaggio a livello personale, perché a livello sportivo puoi anche essere l'unico, ma nei cuori rimangono le sensazioni e le emozioni che lasci alle persone, e questo per me è il più grande regalo, il motivo per cui ho deciso di fare il Tour».

Bilancio

  • Judo, Cannizzaro e Bellandi a Folzano
    Judo, Cannizzaro e Bellandi a Folzano - Foto New Reporter Biatta © www.giornaledibrescia.it
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Per un finale nella Brescia che l'ha vista passare da promossa a campionessa: «Sono stati sette fine settimana impegnativi, ma l'ho fatto per il judo, per lo sport, per le persone. Questi piccoli ci vedono solo su uno schermo, io voglio rendere tutto più umano, accorciare il distacco tra i bambini e i grandi campioni perché alla fine calpestiamo tutti lo stesso tatami, abbiamo respirato tutti la stessa aria, ed è solo passando da questi tatami che si arriva a grandi cose, non esiste scorciatoia. Spero che l'emozione non mi tradisca, ma la vedo difficile perché sono partita da qua, da questa palestra: è semplicemente emozionante, non potevo chiedere miglior modo per chiudere questo tour». Insieme a lei c'era anche Simone Cannizzaro, judoka paralimpico che ha chiuso al quinto posto i Giochi di Parigi.


 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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