A Parigi senza potenza, per Jacobs si prospetta un'estate di lavoro

Il giorno dopo la sonora mazzata rimediata allo stadio Charlety di Parigi, Marcell Jacobs si rimette in marcia con un obiettivo preciso: essere al top della forma tra il 19 e il 20 agosto, quando a Budapest si assegnerà lo scettro iridato dei 100.
È quello l’obiettivo dell’anno per il desenzanese, il resto sono quisquilie. Brillare a giugno in Diamond League e poi sfiorire quando si assegneranno le medaglie mondiali significherebbe aver pianificato male la stagione, le future uscite andranno quindi programmate con senno, così da ammirare la fioritura dell’albero dopo Ferragosto.
Il 10"21 di Parigi è comunque un campanello di allarme. Jacobs non correva così piano da settembre 2020, quando a Berlino si espresse in 10"26. Era ancora la preistoria, un’epoca in cui il titolo olimpico era inimmaginabile. Eppure Jacobs è riuscito a toccare il cielo con un dito a Tokyo perché si è preparato minuziosamente, costruendo una macchina perfetta. D’altronde quando tutto fila liscio il poliziotto brilla, basta una piccola sbavatura per mandarlo in tilt. La volata transalpina ha evidenziato un atleta spento, incapace di sprigionare la sua potenza. Una macchina col motore ingolfato, seppur a livello fisico priva di intoppi. Jacobs è apparso arrugginito, pertanto per evitare altre figuracce urge rimettersi a sgobbare senza distrazioni.
Occorre ritrovare la ritmica di corsa improvvisamente smarrita, l’elasticità di caviglie di colpo scomparsa e la grinta agonistica per rispondere alle falcate dei rivali. Quando venerdì gli avversari lo superavano (al traguardo è finito settimo) Jacobs ha sfoggiato una smorfia di frustrazione, l’elemento più brutto della serata.
Non è più un problema di scarpe poiché, sebbene non abbia ancora indossato il prodotto ideale, rispetto all’inverno il fornitore tedesco ha partorito calzature più performanti. Piuttosto è questione di lavoro mancante. Il Jacobs di Parigi è come uno studente che si presenta all’esame dopo aver approfondito un solo capitolo del libro: è impossibile ambire a un voto elevato. Essendo però campione olimpico non può accontentarsi della sufficienza, ma deve sempre puntare all’eccellenza. Quindi prima del prossimo appello dovrà studiare l’intero programma. Meglio quindi rintanarsi al campo Paolo Rosi, piuttosto che moltiplicare le uscite agonistiche senza profitto. Che sui social i detrattori si sbraitino pure, non è a questi che deve rendere conto il campione desenzanese.
Paradossalmente una mancata convocazione agli Europei a squadre, o un suo impegno limitato alla sola staffetta in terra polacca - sui 100 il dt La Torre potrebbe giocarsi la carta Ceccarelli - non sarebbe da escludere, sebbene, si sa, il bresciano sia sempre propenso a immolarsi per la Nazionale. Valuteremo i progressi solo quando l’allievo si sentirà preparato. Intanto ci si consola considerando il fatto che al Mondiale mancano ancora 70 giorni.
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