Alberto Saja, l'italiano più forte nella specialità quad del tennis paralimpico

Tre anni dopo l’incidente in moto del 1990 che gli costò l’amputazione delle gambe, Alberto Saja già era in piedi. In equilibrio instabile, aiutato dalle protesi, comunque in grado di vivere a casa in totale autonomia. «Ero poco più che un ragazzo e questo in qualche modo mi aiutò, perché imparai subito a cavarmela da solo».
Lo strazio per un’adolescenza molto diversa da quella che si era immaginato durò poco. «Mi aiutarono gli amici, nessuno mi abbandonò. Anzi, in quel periodo gli amici aumentarono. Villanuova sul Clisi non è grande, ci conosciamo tutti». Alberto non si accontenta della pensione di invalidità che gli spetta, studia da odontotecnico, poi diventa operatore d’ufficio e contabile aziendale. Un giorno è affascinato dalla storia di Alex Zanardi, tornato all’attività fisica dopo un terribile incidente in auto che l’ha costretto alla carrozzina.
«Mi ero fatto male a poco più di 16 anni - ricorda Alberto -. Ormai ne avevo 43 e inizialmente non pensavo di potermi dare allo sport. Invece, scoprii che Alex aveva partecipato alla maratona di New York in handbike a 41 anni. Quindi ero ancora in tempo per non sfigurare. E così mi avvicinai al club cittadino dell’Active Sport». Qui, l’incontro che gli cambia la vita. Il responsabile dell’attività sportiva Ivano Boriva, col quale nascerà poi un forte legame, ha un’intuizione. «Mi propose il tennis, che non avevo mai praticato in vita mia. Non ci avevo pensato, ma dopo i primi scambi con lui mi innamorai di questa disciplina».
L’ascesa

Alberto s’impone subito alla ribalta nazionale anche che se ha un handicap in più, quello di non poter usare bene il braccio feritosi nell’incidente, e allora gareggia nella categoria quad, riservata ad atleti che hanno problemi a tre arti su quattro. Poi arriva un giorno in cui Boriva si rivela un amico vero. «Ormai non potevo insegnargli più nulla - ricorda il dirigente -. Alberto era diventato più bravo di me e lo affidai ai maestri professionisti Elisa Belleri ed Enrico Cingia». Oggi Saja è in assoluto il più forte italiano della specialità ed è stato anche tra i primi 20 al mondo. Per restare a questi livelli si allena quattro volte alla settimana, e alla preparazione tecnica abbina quella in piscina. Sacrifici necessari in una disciplina che richiede continui spostamenti in carrozzina sul campo anche, se a differenza di quella classica, consente due rimbalzi delle palla a terra.
Ma Alberto è soprattutto un buon giocatore di tennis e dispone di un ottimo bagaglio tecnico («Potrei migliorare nel rovescio - ammette -, il problema è che non riesco a stringere la racchetta con le dita, quindi me la lego al polso in un’impugnatura che resta fissa in tutto il match»). Saja, in Italia, ha vinto tutto, ed è stato il primo bresciano a conquistare il prestigioso torneo internazionale Camozzi. Per puntare alle Paralimpiadi - suo sogno da sempre - Alberto è costretto a giocare molti tornei all’estero per migliorare il ranking. Quest’anno ne ha vinti cinque e si è preso anche la soddisfazione di battere Tomas Masaryk, numero 11 al mondo.
In viaggio

Viaggiare tanto comporta anche situazioni paradossali. Come quando è stato costretto a rinunciare agli Europei perché gli addetti dell’aeroporto gli avevano rotto la carrozzina mentre la facevano passare al metal detector. Poi, però, si possono anche fare incontri straordinari, come quello con l’ex campione del mondo di pugilato Mike Tyson a Biot, nel French Open Riviera. «Eravamo vicini di stanza - racconta -. Una mattina l’ho incrociato in hotel, si è fatto da parte per lasciarmi la precedenza, l’ho ringraziato e abbiamo fatto una foto assieme. L’ho anche visto giocare a tennis, ma con la racchetta sono meglio io. Ovviamente, non ho avuto il coraggio di dirglielo».
A casa
L’appuntamento irrinunciabile per Saja è però quello del giovedì, quando gioca il doppio con gli amici dell’Active Sport. Sempre con gli stessi da anni: Marco Colombo (presidente del club), Davide Scaroni e Ivano Boriva. «Sono partite giocate alla morte, come se non ci fosse un domani - sorride -. Cosa c’è in palio? Una birra».
@Sport
Calcio, basket, pallavolo, rugby, pallanuoto e tanto altro... Storie di sport, di sfide, di tifo. Biancoblù e non solo.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
