Scuola

«Ti racconto la mia città», 900 bambini presentano Brescia attraverso i suoi personaggi storici

Si è concluso (per il momento) il progetto che ha coinvolto 44 classi delle primarie e secondarie della città nell'anno di Capitale della Cultura
  • «Ti racconto la mia città»: la giornata conclusiva del progetto in San Barnaba
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Nella prefazione Laura Forcella, che ha raccolto, ordinato e cucito tutto il materiale, parla di «miracolo», e in effetti un po’ lo è. Oltre 900 bambine e bambini di 44 classi che scrivono un’opera corale per raccontare Brescia è, se non un miracolo, sicuramente un progetto molto ambizioso, che consegna alla città il libro pubblicato dal Comune di Brescia, dal titolo, appunto, «Ti racconto la mia città».

Un progetto che parte da lontano, all’indomani del Covid, da un’idea di Matteo Prati che, spogliate le vesti del manager del turismo, forma durante le attività estive nella scuola di Caionvico delle mini guide turistiche. Marta Bertoletti, maestra dell’asilo nido e attrice, immagina una serie di video, con protagonisti i bambini guidati da una figura storica bresciana, che raccontino la città. Laura Castelletti, oggi sindaca ma all’epoca assessora alla cultura, unisce i puntini e in assessorato all’Istruzione Cinzia Bonomi e Monica Terlenghi cuciono le basi del progetto e lo implementano.

Oggi in San Barnaba sono stati mostrati i frutti del lavoro che ha occupato, non a caso, tutto l’anno di Bergamo Brescia Capitale della cultura.

Alcuni degli studenti che hanno partecipato alla giornata conclusiva in San Barnaba
Alcuni degli studenti che hanno partecipato alla giornata conclusiva in San Barnaba

I sei personaggi

Partiamo dai numeri: una ventina di scuole primarie e seconda della città, 44 classi, oltre 900 bambini, 176 le pagine del libro, decine di uscite didattiche sia a Brescia che a Bergamo (il progetto è stato infatti condiviso nell’anno di Capitale della Cultura).

Guidati da una cinquantina di insegnati, gli alunni hanno studiato la storia di Brescia attraverso le vite della Vittoria Alata, Ermengarda, Tito Speri, Veronica Gambara, Sam Quilleri e Agape Nulli. Hanno studiato le loro biografie, visitato i luoghi in cui sono vissuti scoprendo angoli della città nuovi e sconosciuti, li hanno caratterizzati – con molta fantasia, pur rimanendo fedeli alla vita e al tempo storico di riferimento – in carte d’identità diventate la base del libro e del copione del video interpretato da bambine e bambini.

I personaggi interpretati dai bambini
I personaggi interpretati dai bambini

Da un lato, è un modo pratico e interattivo per imparare la storia e la storia della città; dall'altro è una formazione per raccontare Brescia a qualcun altro, che siano i genitori, gli amici oppure gli alunni di altre scuole, come è infatti accaduto: chi ha partecipato al progetto è diventato guida turistica per un giorno per i colleghi delle scuole bergamasche.

Opera corale

Nelle 176 pagine che riassumono gli elaborati di bambini e bambine, cucito e riadattato dalla professoressa Laura Forcella e illustrato – sempre partendo dai disegni creati in classe – da Matteo Oliosi di Laba, i sei personaggi di ritrovano al Castello Cidneo in tempo di Covid come i protagonisti del Decameron al tempo della peste. Ognuno appartiene a un’epoca diversa, ognuno può dunque riconoscere luoghi diversi, ognuno racconta un pezzo di storia.

I bambini hanno studiato e hanno viaggiato attraverso la storia e attraverso Brescia, mettendo nero su bianco ciò che hanno visto e imparato, con un tocco di personalità. Succede così che Vittoria, smemorata, indossa le Nike, perché il greco «nike» significa appunto «vittoria», Ermengarda porta trecce evolute in dread, Tito Speri porta occhiali da sole per non farsi riconoscere.

Il risultato è strabiliante.

Marta Bertoletti, nei panni della Vittoria Alata, stringe il libro frutto del lavoro degli studenti
Marta Bertoletti, nei panni della Vittoria Alata, stringe il libro frutto del lavoro degli studenti

I video

Il percorso è stato lungo e la pubblicazione è solo una parte. Come detto, oltre al lavoro in classe, gli alunni hanno anche intrapreso gite sul territorio, documentate dai video girati e montati da due studenti di Laba, Simone Guerreri e Matteo Papetti. A guidarli Marta Bertoletti, nei panni di una smemorata Vittoria Alata che deve essere aiutata a ritrovare il suo scudo. L’avventura parte proprio da qui: ad aiutarla i cinque personaggi incontrati in Castello, interpretati da alcuni dei bambini che hanno preso parte al progetto.

Questo è il video che riassume un anno e più di progetto.

Il lascito per il futuro

Per quanto di vaste dimensioni, il progetto non si concluderà con la fine di Capitale della cultura. A parte il libro e i video, che resteranno, e soprattutto le preziose conoscenze che hanno assimilato alunni e alunne, «Ti racconto la mia città» può essere considerato un format non solo implementabile, ma anche replicabile in altre realtà.

«È un onore vedere che sia stato preso il testimone di un progetto iniziato sotto la vecchia amministrazione» ha detto il consigliere Fabio Capra, assessore all’Istruzione nella precedente giunta a guida Del Bono. «Avvicinare i bambini alla storia di Tito Speri all’inizio non è stato facile – hanno ammesso Rosalba e Donatella, insegnati della scuola primaria Battisti -, ma con laboratori e uscite è stato un viaggio entusiasmante, perché qualcosa di assolutamente nuovo».

E in effetti al San Barnaba si è visto con quanto impegno e con che risultati gli studenti hanno affrontato la sfida: oltre ad essere preparatissimi sui personaggi (non solo i bambini che li hanno interpretati) hanno raccontato con entusiasmo l’intero anno di lavoro.

«Conoscere la storia ci aiuta a prendere decisioni per futuro» ha detto un alunno dalla platea. Ed è proprio questo il tema: «Voi bambini avete un punto di vista prezioso per il futuro della città – ha affermato l’assessora all’Istruzione Anna Frattini, che ha ereditato il progetto -: faremo tesoro di ciò che avete imparato e delle osservazioni che avrete per progettare la città del futuro, perché sia a misura di bambino».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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