Scuola

Scuole chiuse, il ministero: mandare compiti a casa non basta

Il documento del ministero dell'Istruzione dà indicazioni agli insegnanti per ogni tipo di scuola. Ma ai sindacati non piace affatto
Compiti a casa (immagine simbolica)
Compiti a casa (immagine simbolica)
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Non possono essere solo inviati materiali didattici agli studenti e non si può semplicemente limitarsi ad assegnare loro compiti, senza far precedere tutto questo da una spiegazione relativa ai contenuti o senza prevedere «un intervento successivo di chiarimento o restituzione da parte del docente»: la didattica a distanza deve prevedere dei «momenti di relazione tra docente e discenti» ed è necessaria «una valutazione costante» dei compiti.

A sottolinearlo è il ministero dell’Istruzione, che ha inviato a tutte le scuole le Prime indicazioni operative per le attività didattiche a distanza in cui chiede anche agli insegnanti di cercare di evitare carichi eccessivi di compiti, che comportino troppa permanenza davanti ai pc o che diventino un onere per le famiglie, impegnate in questi giorni nello smart working. Il dicastero evidenzia anche l’importanza della didattica a distanza che ha il compito di «mantenere viva la comunità di classe, di scuola e il senso di appartenenza e combatte il rischio di isolamento e di demotivazione».

Il documento del ministero di viale Trastevere però non è affatto piaciuto ai maggiori sindacati della scuola: Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda hanno chiesto che venga ritirato immediatamente. «Affrontare una situazione di emergenza - commentano - non autorizza a bypassare le relazioni sindacali ed assumere toni poco democratici».

Ai sindacalisti non piace neppure la parte che riguarda la valutazione e fanno notare che la premessa è che sia i prof che gli alunni possano accedere a connessioni internet con strumenti adeguati, «cosa che non può certamente darsi per scontata, né il Ministero si è preoccupato di verificare la reale disponibilità di strumentazioni idonee prima di impartire le indicazioni», scrivono Francesco Sinopoli (Cgil), Maddalena Gissi (Cisl), Pino Turi (Uil), Elvira Serafini dello Snals e Rino di Meglio della Gilda.

Dal canto suo il sottosegretario all’Istruzione Peppe De Cristofaro fa sapere che il ministero dell’Istruzione ha distribuito 46.152 tablet in tutta Italia e invita a far arrivare le richieste mentre il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina fa sapere che è stata prevista l’assunzione di mille assistenti tecnici proprio per dare sostegno alle attività didattiche.

Nel documento diffuso alle scuole il ministero fornisce anche delle indicazioni operative: «Per la scuola dell’infanzia è opportuno sviluppare attività, per quanto possibile e in raccordo con le famiglie, costruite sul contatto "diretto" (se pure a distanza), tra docenti e bambini».

Per la scuola primaria il ministero raccomanda di «ricercare un giusto equilibrio tra attività didattiche a distanza e momenti di pausa, in modo da evitare i rischi derivanti da un’eccessiva permanenza davanti agli schermi». La proposta delle attività deve consentire agli alunni «di operare in autonomia, riducendo al massimo incombenze a carico delle famiglie, impegnate spesso, a loro volta, nel lavoro agile».

Per la scuola secondaria di primo e di secondo grado il raccordo tra le proposte didattiche dei diversi docenti del Consiglio di Classe è necessario «per evitare un peso eccessivo dell’impegno on-line, magari alternando la partecipazione in tempo reale in aule virtuali con la fruizione autonoma in differita di contenuti per l’approfondimento di attività di studio». Un’ampia sezione è rivolta infine agli alunni con disabilità e a quelli Dsa o con bisogni speciali non certificati.

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