Infermieristica, studenti da tutto lo Stivale

I futuri infermieri d'Italia si formano con sempre maggior convinzione al corso di Laurea triennale in Infermieristica nato dalla partnership tra Università Cattolica e Poliambulanza.
Il «dorso» bresciano prese avvio nel 1999 come 10° corso parallelo della facoltà di Medicina del Gemelli di Roma. I primi laureati furono 23, nel 2002.
Da allora a oggi il titolo di «Infermiere» è stato rilasciato a 320 studenti (il 77% degli immatricolati al 1° anno, «in linea - fa sapere Poliambulanza - con la media nazionale»). E Brescia, per tre anni, diventa la «casa» di tanti studenti giunti da altre città, perché l'appeal del corso è così cresciuto da attirare iscritti provenienti da tutto lo Stivale. «Il 30% dei ragazzi arriva dal Salento, dalla Sicilia, dal Trentino, dal Veneto, dal Lazio». Alla luce dell'importanza assunta, si è svolta venerdì mattina, nella sede bresciana della Cattolica in via Trieste 17, la prima partecipata cerimonia d'inaugurazione ufficiale del Corso, preceduta dalla Messa officiata da mons. Gianfranco Mascher. Un momento di riconoscimento dell'attento lavoro di docenti e coordinatori - presenti al completo, alcuni da Roma - e, al contempo, una «lezione» per guardare alle future sfide. E davvero di «lectio» si è trattato, poiché la prolusione del prof. Gennaro Nuzzo - direttore scientifico della Fondazione Poliambulanza, punto di riferimento - ha colpito i presenti e saputo cementare, negli studenti, la vocazione ad «essere» infermieri.
«Certamente il nostro è uno dei migliori corsi che la Facoltà di Medicina e Chirurgia della Cattolica possa vantare, per la buona organizzazione e il successo didattico - ha sottolineato Rocco Bellantone, preside di Facoltà, facendo un bilancio -. Ma soprattutto voi ragazzi avete in mano la professione più bella per avvicinarvi con afflato totale a chi vi è davanti con sofferenza. E quindi a Dio». Il percorso attivato con Poliambulanza si distingue e qualifica proprio perché forma un infermiere a tutto tondo, che possa «sentire la sofferenza altrui, sostenere i malati e le famiglie. La misericordia cristiana è il motivo conduttore del suo operato». I 90 neo-iscritti al primo anno, età media 20 anni, rappresentati venerdì da Chiara Cerotti, sanno che «la professione infermieristica, pur senza certezza d'impiego, è e resta un investimento in crescita, dove il gesto di cura si unisce a decisioni etiche». E anche i futuri infermieri Francesca Ricaldone (III anno) e Fabio Cominelli (II) hanno descritto la professione quasi come un viaggio al centro dell'essere umano. «Tra umanesimo e tecnologia», come ha infatti detto il professor Nuzzo, citando tra i tanti testi il famoso «Dall'altra parte» a cura di Paolo Barnard (Bur).
Alessandra Stoppini
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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