Vulcani: il tuono della Terra e il mistero dell'ira degli dèi

Difficile distogliere lo sguardo dal video quando un documentario trasmette le immagini di un vulcano in eruzione. Difficile non restare affascinati da quelle lingue di roccia liquida rosso fuoco che scendono lungo i pendii con un'eleganza unica, pari alla loro forza distruttiva.
Il fascino del fuoco
I vulcani sull'uomo hanno sempre esercitato un fascino particolare, nei tempi antichi veniva loro attribuita una natura divina, il segno di un'ira sconosciuta. Poi, più prosaicamente, le eruzioni hanno spesso occupato le ore di scienze degli studenti con l'immancabile esperimento a base di bicarbonato e aceto, che simulava in piccolo gli effetti dell'eruzione.
Oggi il fascino si coniuga alla ricerca scientifica che ha svelato molti particolari per secoli definiti "mistero". La vulcanologia ha quindi il compito di studiare il fenomeno, ma soprattutto di avvisarne in anticipo gli effetti.
Il fenomeno igneo
I vulcani rientrano in quei fenomeni chiamati ignei e cioè legati al calore interno del pianeta, legati ai movimenti della crosta terreste e della parte più vicina alla superfice del mantello, lo strato da quasi 3mila chilometri di spessore che separa la crosta dal nucleo. Proprio in relazione a queste attività la maggior parte dei vulcani si dispone in prossimità delle grandi dorsali oceaniche o delle linee di faglia. In pratica il vulcano non è altro che una frattura nella crosta terrestre che mette in contatto l'esterno con lo strato di magma sotterraneo.
Il magma, cioè roccia allo stato liquido, risale dagli strati vicini al nucleo incandescente e può avere diverse tipologie in base alle concentrazioni di biossido di silicio.
Viene detto basico se il contenuto in silice inferiore al 52% o acido se la concentrazione supera il 65%. La tipologia del magma ne condiziona in primo luogo la temperatura, che per i basici si assesta tra i 1000 e 1200 gradi centigradi e 700 e 900 per quelli acidi, ed in secondo luogo la fluidità e viscosità che avranno effetti determinati proprio sulle tipologie di vulcani ed eruzioni.
Com'è fatto
Le parti principali di un vulcano comuni a tutte le tipologie sono: la camera magmatica in cui parte il camino o condotto principale che da origine al cratere attorno al quale si svilupperà l'edificio vulcanico solitamente a forma di cono.
In base al magma da cui sono alimentati i vulcani si dividono in vulcani a scudo e stratovulcani, il primo è tipico delle isole Hawaii, di magma basico caldo e fluido che nel trasformarsi in lava, perdendo le parti gassose, crea in accumuli attorno al cratere senza troppa pendenza delle formazioni simili a laghi e fontane, con eruzioni frequenti e non troppo violente. Lo strato vulcano si caratterizza invece per pareti formate anche da piroclasti cioè lava solidificata all'interno della camera magmatica le cui dimensioni possono variare dalla cenere, simile a polvere alle bombe e pomici che possono arrivare anche a 30 centimetri di diametro.
La classificazione
Una seconda classificazione dei vulcani viene anche fatta sulla base dell'attività eruttiva che divide i vulcani in "Hawaiano" e "Islandese" con eruzioni lungo fenditure e magmi basici, che tendono a formare degli altopiani basaltici. A questi si aggiungono i vulcani "Stromboliani" come l'Etna, in cui magmi molto viscosi danno luogo ad un'attività duratura caratterizzata dalla emissione a intervalli regolari di fontane di lava e brandelli di lava. I Vulcaniani, ben diversi dai personaggi della celebre saga di Star Trek, prendono il nome dall'isola di Vulcano nelle Eolie. Sono eruzioni esplosive nel corso delle quali vengono emesse bombe di lava e nuvole di gas cariche di ceneri. Il tipo Vesuviano si differenzia dal Vulcaniano per l'esplosione iniziale violentissima tanto da svuotare gran parte della camera magmatica, il magma acido allora risale dalle zone profonde ad alte velocità fino ad uscire dal cratere e dissolversi in minuscole goccioline. Infine il tipo più distruttivo il Peleano, il magma molto viscoso porta a formare frequentemente nubi ardenti, di gas e lava polverizzata. Sono eruzioni molto pericolose che si concludono spesso con il collasso dell'edificio vulcanico. Queste eruzioni prendono il nome dal vulcano Pelée della Martinica che l'8 maggio 1902, causò 30.000 vittime.
Il tema della prevenzione
I vulcani italiani primi tra tutti l'Etna ed il Vesuvio vengono costantemente monitorati dall'istituto nazionale di geofisica e vulcanologia che con un complesso sistema di telecamere, sismografi, rilevatori e collaborazioni con i satelliti dell'agenzia spaziale Esa. Un apparato in grado di registrare ogni minima variazione in forma, attività e temperatura in maniera che possa essere valutata tempestivamente in maniera da lanciare per tempo gli opportuni allarmi se si dovessero manifestare i sintomi di un'eruzione imminente.
Davide Lorenzini
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato