Un buco nero mangia asteroidi

Gli asteroidi sono il «piatto» preferito dal gigantesco buco nero Sagittarius A situato al centro della Via Lattea: proprio questa golosità sarebbe la causa dell'emissione di frequenti flussi di raggi X rilevati dall'osservatorio orbitante Chandra della Nasa.
È quanto sostengono gli astronomi coordinati dall'universita britannica di Leicester in uno studio in corso di pubblicazione su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.
Per diversi anni l'osservatorio Chandra ha rilevato quasi quotidianamente particolari flussi di raggi X emessi dal buco nero supermassivo Sagittarius A.
Questi lampi (che gli addetti ai lavori chiamano flare) durano diverse ore e la loro intensità può arrivare ad essere pari a cento volte quello che è il livello della radiazione normalmente emessa dal buco nero. «Ci sono stati finora molti dubbi sulla presenza di asteroidi in un ambiente così ostile come quello che circonda un buco nero supermassiccio», spiega il primo autore dello studio, Kastytis Zubovas. «La cosa eccitante - aggiunge - è che il nostro studio suggerisce la presenza di un gran numero di questi corpi celesti per riuscire a produrre questi flare».
Secondo le stime dei ricercatori, intorno a Sagittarius A c'è addirittura una vera e propria nuvola composta di migliaia di miliardi tra asteroidi e comete, strappati via dalle loro stelle madri. Quelli che vengono a transitare a meno di 150 milioni di chilometri dal buco nero (più o meno la distanza che separa la Terra dal Sole) verrebbero sbriciolati dalle forze di marea esercitate dal suo intenso campo di attrazione gravitazionale. I frammenti verrebbero poi vaporizzati dall'attrito durante il passaggio attraverso il leggero gas ad altissima temperatura che fluisce costantemente verso il buco nero, proprio come accade a una meteora nella sua corsa attraverso l'atmosfera terrestre.
In questa fase viene prodotto un flare e quello che rimane dell'asteroide viene poi inghiottito dal buco nero. Secondo i calcoli dei ricercatori, per generare lampi di raggi X simili a quelli registrati da Chandra, il buco nero deve inghiottire dei bocconi con un raggio minimo di dieci chilometri. E non solo: come gli asteroidi, anche i pianeti rocciosi potrebbero finire nelle sue fauci facendo schizzare in alto la sua luminosità.
La Via Lattea - inoltre -ha una compagna oscura: una piccola galassia nella quale domina la materia misteriosa e invisibile che occupa il 25% del cosmo. Annunciato su Nature, il risultato si deve a un gruppo di ricerca coordinato dall'astrofisica italiana Simona Vegetti, che lavora negli Stati Uniti, presso il Massachusetts Institute of Technology (Mit). Situata a circa 10 miliardi di anni luce dalla Terra, è una galassia nana e satellite di un'altra.
«Per diversi motivi - spiega Simona Vegetti - questa galassia non è riuscita a formare molte stelle, e quindi è rimasta oscura». I ricercatori sono riusciti a individuarla grazie alla tecnica della lente gravitazionale, ossia sfruttando il fenomeno che si verifica quando la luce di una stella lontana viene deviata e focalizzata dal campo gravitazionale della stella più vicina, trasformandosi in una vera e propria lente che ingrandisce gli oggetti in secondo piano.
Si ritiene che galassie come la Via Lattea si formino nel corso di miliardi di anni attraverso l'unione di molte galassie più piccole. Per questa ragione si pensa che dovrebbero esserci molte galassie nane intorno alla Via Lattea, ma finora l'osservazione è stata difficile.
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