Mostri del regno animale tra mito, leggenda e realtà

nIl gigantismo, caratteristica attribuita a gran parte delle creature mitologiche, viene alla luce ogni qualvolta si indaga su avvistamenti di esseri strani o ritrovamenti di impronte o carcasse. In molti sono convinti che possano esistere sul nostro pianeta ambienti inesplorati in grado di ospitare abitatori sconosciuti. Statisticamente ne vengono segnalati molti di più nei mari e laghi, quasi che il buio delle profondità acquatiche nasconda forme di vita animale temibili per le loro grandi proporzioni. Ancora oggi la scienza deve fare i conti con miti e leggende tramandate nei millenni, addirittura fornire spiegazioni plausibili a fenomeni naturali ed apparizioni, salvo talvolta ad ammettere di essersi imbattuti in nuove specie.
L'essere eccezionale
L'essere su cui più di ogni altro si è concentrata l'attenzione degli studiosi è il calamaro gigante, individuato a fotografato nel suo ambiente naturale per la prima volta nel settembre 2004, nel Pacifico settentrionale, da due ricercatori giapponesi del Museo nazionale di scienze del Sol Levante e dell'Associazione Ogasawara per l'osservazione delle balene. L'esemplare, del genere "Arthiteuthis rex" e appartenente alla classe dei Cefaloidi, è stato ripreso a 900 metri di profondità. La sua lunghezza è stata stimata in otto metri, ma dalle osservazioni sui calamari giganti rinvenuti morti sulle spiagge o finiti nelle reti dei pescherecci si è stabilito che essi possono raggiungere i 18 metri.
Da quando esistono tali mostri tentacolari e soprattutto perché non emergono in superficie? Alla prima parte della domanda è difficile dare una risposta, in quanto si tratta pur sempre di una specie marina misteriosa, di cui si sa poco o nulla proprio per la difficoltà di studiarla da vicino.
Quanto al livello di profondità in cui vive, la spiegazione più ovvia è da ricercare nell'istinto che risiede in ogni predatore, abituato a stazionare nelle zone in cui il cibo è più abbondante. Peraltro, secondo gli studi condotti dai ricercatori marini nipponici, i calamari giganti sono a loro volta preda ambita dei capodogli. Lo si è potuto evincere dall'analisi dei resti trovati nello stomaco e alle cicatrici delle ventose sulla pelle dei cetacei, riuscendo a stabilire anche le loro mostruose dimensioni. Ogni capodoglio mangia 250 chili di calamari al giorno. Si stima che i capodogli presenti nelle acque marine siano un milione, ragion per cui i calamari gigante devono rappresentare una congrua percentuale in grado di soddisfare il fabbisogno alimentare dei cetacei. Il calamaro gigante, il più grande invertebrato vivente, è dotato di una coppia di lunghissimi tentacoli e otto più corti.
Il genere Architeuthis
Il genere Architeuthis, appartenente alla classe dei Cefalopodi, comprende otto specie. La più grande può raggiungere i 25 m di lunghezza e due tonnellate di peso, ed è presente nelle acque degli oceani, a profondità comprese fra i 300 e i 1.000 metri. L'episodio che ha consentito di filmare e fotografare uno di questi esemplari si accompagna anche all'attrazione esercitata dal cavo alla cui estremità era montato l'apparecchio di ripresa. Una sorta di esca che ha sollecitato il calamaro gigante a risalire fino ad impigliarsi con i tentacoli alla barca dei ricercatori.
Quanto avvenuto cinque anni fa nelle acque delle isole Ogasawara, a 1.000 chilometri da Tokyo, richiama le antiche storie dei marinai che parlavano di giganteschi esseri tentacolari che si avvinghiavano alle navi, a lungo considerate frutto della fantasia. Ecco, dunque, che la ricerca scientifica entra in gioco e fornisce spiegazioni plausibili a fatti descritti con dovizia di particolari, ma tali da risultare poco credibili, sia perché fuori dall'ordinario, sia in mancanza di prove tangibili come quelle effettivamente raccolte da studiosi in più di un'occasione.
Che il calamaro gigante rappresenti il mostro marino per eccellenza lo dimostrano i racconti mitologici e i romanzi avventura. Cercato per decenni dagli scienziati marini, si è palesato anche nell'emisfero sud. Dopo averne trovati molti di proporzioni oltre la media, nel febbraio 2007 una nave neozelandese ha catturato nel Mare di Ross, in Antartide, un esemplare di otto metri di lunghezza e del peso di 495 Kg. Quel calamaro gigante è stato trasferito al Museo Te Papa Tongarewa, a Wellington, (www.tepapa.govt.nz) dove è rimasto ibernato a lungo in attesa di essere sottoposto ad un dettagliato ed approfondito esame autoptico per di svelare tutti i misteri della superspecie marina.
Le meduse titaniche
A quanto pare le creature giganti non sarebbero una rarità nell'universo marino antartico. Alcuni scienziati australiani hanno catturato meduse con tentacoli lunghi 6 metri, ragni marini grandi come un piatto ed enormi vermi. Nel 25% dei casi di tratta di nuove scoperte, ovvero di organismi finora sconosciuti. D'altronde di ciò che si nasconde nel mare sappiamo appena il 2%. E considerando che le acque occupano i 7/10 del pianeta, ci attende ancora un lavoro interminabile per scandagliarne i segreti.
Eugenio Sorrentino
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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