Scienza

Mongolfiere ad alta efficienza per continuare la sfida

Aria riscaldata, gas più leggeri dell'aria oppure un mix delle due cose per sollevare in quota un aerostato. A seconda della strategia utilizzata se ne possono distinguere quattro tipologie differenti.
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Aria riscaldata, gas più leggeri dell'aria oppure un mix delle due cose per sollevare in quota un aerostato. A seconda della strategia utilizzata se ne possono distinguere quattro tipologie differenti.
Il pallone può essere riempito con aria riscaldata fino a una temperatura superiore a quella dell'ambiente, con una spinta, in questo caso, non superiore ai 300 grammi al metro cubo (a livello del mare).
Si possono in alternativa utilizzare gas leggeri non riscaldati: l'idrogeno, utilizzato a causa della sua alta infiammabilità solo per il gonfiaggio di palloni aerostatici a uso scientifico o l'elio, usato nella maggior parte dei dirigibili e in alcune mongolfiere in quanto gas inerte (entrambi forniscono una spinta di circa 1 kg al metro cubo). Oppure l'ammoniaca, di raro utilizzo per le sue proprietà tossiche e la scarsa leggerezza o ancora i gas sintetici, utilizzati nei primi tentativi ma in seguito abbandonati per l'elevata infiammabilità.
Le mongolfiere di Rozier fanno invece uso di gas sia leggeri sia riscaldati allo scopo di ottenere le massime prestazioni ed esistono infine mezzi che utilizzano pneumatici per regolare la pressione del gas sollevante riducendone o eliminandone la perdita dovuta al riscaldamento diurno. Caratteristica delle mongolfiere ad aria calda è la possibilità di regolare la spinta ascensionale, mentre l'impiego di gas leggeri conferisce una capacità di sollevamento e un'autonomia maggiori.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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