L'armonia della natura nei colori delle piante officinali

Le insidie naturali
Va sottolineato che in alcune specie vegetali possono essere contenute sostanze allucinogene (es. mescalina e tetroidrocannabinolo) e velenose (es. stricnine e aconitine): quanti intendono cimentarsi per la prima volta con la raccolta e l'utilizzo di erbe e piante sono quindi invitati a svolgere un approfondito percorso formativo, al fine di evitare qualsiasi rischio di intossicazione o di avvelenamento. Ad eccezione delle specie più comuni, quali ad esempio la camomilla, la menta o la lavanda, le informazioni sulle proprietà e sul metabolismo secondario che porta alla sintesi dei principi attivi sono infatti spesso ancora significativamente carenti. È inoltre necessario approfondire anche la conoscenza delle specifiche autorizzazioni che è necessario ottenere per svolgere attività di raccolta.
Dal benessere al liquore
L'utilizzo delle piante officinali è praticato e diffuso da lungo tempo anche in tutto il contesto delle valli bresciane e soprattutto in Valle Camonica, dove si tramandano assieme ad un ricco bagaglio di ricette per ottimi liquori, amari, tisane e vari infusi, anche leggende e tradizioni popolari incentrate sulle erbe, alle quali hanno dato spazio in questi ultimi anni interessanti rassegne culturali locali.
È anche per questa serie di motivi che, a partire dall'Anno internazionale delle montagne del 2002, è stato avviato dalla Regione Lombardia proprio sul territorio camuno un progetto di sperimentazione regionale dal titolo "Sviluppo di produzioni di piante officinali in territorio montano (Valle Camonica)".
La ricerca si è sviluppata attorno a tre principali temi: il comportamento agronomico e la produttività di alcune specie di piante officinali allevate in diverse condizioni di clima e di suoli, la valutazione della possibilità di avviare una filiera di prodotti erboristici caratterizzanti il territorio, e la valorizzazione della filiera delle piante officinali quale elemento di promozione turistica del territorio camuno.
Il progetto, proposto dal Dipartimento di Produzione Vegetale dell'Università degli Studi di Milano in partnership con la Comunità Montana di Valle Camonica, ha visto la preziosa collaborazione dell'associazione dei produttori di piante officinali "Herbane Camune".
La formazione sul territorio
Fondamentale si è rivelata la presenza della sede di Edolo del corso di laurea in "Valorizzazione e tutela dell'ambiente e del territorio montano": tale struttura svolge infatti da tempo una qualificata e apprezzata attività formativa, scientifica e culturale dedicata all'ambiente montano, maturata anche attraverso la fattiva collaborazione con le istituzioni locali, strutture accademiche e centri di ricerca.
Il progetto sulle piante officinali ha analizzato gli aspetti più importanti di ogni segmento della filiera: le tecniche colturali, la lotta alle piante infestanti, il controllo dello stato fitosanitario, l'analisi qualitativa e quantitativa dei principi attivi e lo studio del processo di essiccazione, ed ha svolto approfondite indagini di mercato.
Sono stati allestiti sul territorio camuno sei campi di produzione, con una superficie di circa mille metri quadrati ciascuno, con diverse caratteristiche climatiche e di suoli, dai 200 ai 1.300 metri di altitudine: a Pellalepre di Darfo Boario Terme, Malegno, Sonico, Borno, Monno e Saviore dell'Adamello.
Dalla calendula alla malva
Tra le specie coltivate l'achillea, melissa, calendula, malva e menta piperita. Nel nostro paese i dati raccolti nell'ultimo decennio segnano un incremento significativo dell'utilizzo di piante officinali, tuttavia la superficie interessata dalla coltivazione non va complessivamente oltre i due chilometri quadrati. Tale situazione va ricondotta essenzialmente alla forte concorrenza, economica e di qualità, di numerosi altri paesi, soprattutto dell'Europa orientale, del nord Africa e del medio Oriente: l'Italia importa infatti dall'estero circa il 70 per cento delle erbe consumate. Risulta così evidente una concreta possibilità di crescita del settore: le piante officinali, forti di un chiaro legame con il territorio, potrebbero forse diventare, per persone motivate, anche una cura per gli affari, e allo stesso tempo un veicolo per trasmettere cultura e tradizioni.
Ruggero Bontempi
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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